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Cronaca domenica 12 marzo 2017 ore 18:20

"Non esiste nessun killer in corsia, solo ipotesi"

Cesarina Barghini, avvocato di Fausta Bonino, commenta la richiesta del Pm di rinuncia alla misura cautelare per l'infermiera accusata di omicidio



PORTOFERRAIO — Una lunga requisitoria per fare il punto della situazione e per chiarire come, per la difesa, non solo Fausta Bonino è innocente, ma non è esistito alcun killer nel reparto di rianimazione dell'ospedale Villamarina di Piombino.

A pochi giorni dalla pubblicazione della sentenza di Cassazione chiamata a decidere su quella del tribunale del Riesame e dalla richieste dal Pm di rinunciare all'applicazione della misura cautelare per l'infermiera accusata di omicidio volontario continuato, l'avvocato Cesarina Barghini, accompagnata da Fausta Bonino, vuole sgomberare l'aria da fraintendimenti e inesattezze.

"Abbiamo ritenuto necessario questo incontro pubblico nell’interesse della sig.ra Fausta Bonino, e soprattutto a tutela della sua immagine già gravemente pregiudicata - commenta dalla sala della Gran Guardia di Portoferraio - riteniamo che il messaggio che è stato trasmesso all’indomani del deposito di questa sentenza debba essere ridimensionato". 

Barghini critica l’iter argomentativo che sorregge la richiesta: "Non può essere condiviso il criterio in virtù del quale si sarebbe ormai innescato un controllo sociale, in questo modo passa il messaggio che Fausta, sapendo di essere riconosciuta e controllata direttamente dalla popolazione si asterrebbe da commettere reati, dall’altro colui che si trova ad interagire con lei sarebbe preparato al peggio".

L'avvocatessa commenta quindi la sentenza della Suprema Corte sui colleghi del Riesame: "Sia chiaro che questa non vuol essere una critica alla pronuncia della Cassazione, il difensore non deve criticare la sentenza di un giudice dinanzi ai media, lo deve fare, semmai, con i rimedi previsti dalla legge, le impugnazioni. 

Il difensore però può, e deve, rifletterci e commentarla, soprattutto laddove coesistano riflessioni, commenti o considerazioni, che in una fattispecie mediatica di risonanza nazionale, come questa, pregiudicano ulteriormente la persona". 

Secondo il legale, la pronuncia della Cassazione: "Non ha incrinato minimamente i risultati investigativi che abbiamo raggiunto fino ad oggi, che vanno anche ben oltre quelli dei quali già disponevamo all’epoca della scarcerazione e che ulteriormente rafforzano la totale estraneità di Fausta alle gravissime ed infamanti accuse rivoltele, ed ancor più rafforzano la nostra tesi che non vi sia mai stato nessun killer seriale in corsia". 

Il punto focale della difesa di Fausta Bonino è l'attuale mancanza, a più di un anno dall'inizio delle indagini, della certezza che le morti in corsia a Villamarina, siano con sicurezza dipese dalla somministrazione di eparina. Senza quella base certa, sintetizzando il pensiero della difesa, i ragionamenti successivi non sono che ipotesi e speculazioni, peraltro dannose per l'immagine della Bonino.

"La Corte, infatti, prende posizione sugli indizi raccolti dal P.M. asserendo che sono stati ignorati o travisati dal Tribunale del Riesame e dando, quindi, per scontato che quelle che noi possiamo definire solo ipotesi se non addirittura illazioni e suggestioni, siano, invece, risultati d’indagine certi ed attendibili".

La Suprema Corte rimprovera al Tribunale del Riesame di esser giunta ad una conclusione errata, per aver in parte ignorato e in parte di averne travisato il contenuto, di un elemento preciso: il quadro sinottico che riproduce la ricostruzione degli eventi che avevano caratterizzato l'evoluzione clinica di ciascuno dei 14 pazienti, con l’indicazione degli orari della comparsa dei primi sintomi emorragici, degli esiti dei prelievi risultati anomali, dell’ora del decesso e delle presenze in turno di Fausta.

"Tabella elaborata dal Responsabile del laboratorio, dalla caposala e dalla dirigenza sanitaria, quindi, sostanzialmente, dall’azienda stessa - continua Barghini - anche prescindendo dalla buona dose di cautela che la provenienza di quelle informazioni avrebbe dovuto imporre, è indiscutibile che quella tabella sia totalmente priva di spessore scientifico, e correttamente, a nostro avviso, è stata ignorata dal Tribunale del Riesame e, alla stregua di ipotesi, sono state considerate le conclusioni che riportava". 

"Ricordiamo che tale documento - infatti - era già stato già clamorosamente smentito dal Dott. Andrea Artoni, ematologo specializzato in patologie della coagulazione, di fama internazionale. Se si parla di travisamento significa che, necessariamente, debba esistere un fatto certo che io posso travisare"-

"Io posso dire che a Mario Rossi è stata somministrata una dose da cavallo di eparina e per tale ragione è deceduto, solo se questo fatto è stato oggettivamente provato - prende ad esempio il difensore - poi vado a cercare il responsabile, ma prima devo avere un  fatto certo sul quale poter lavorare: la morte per una somministrazione letale di eparina. Solo se posso provare che a Mario Rossi sia stata somministrata l’ormai famosa Eparina Sodica Vister fuori terapia, allontanando ogni altra ipotesi, solo a quel punto io posso iniziare a pormi il quesito su chi possa avergli somministrato eparina. 

Questo accertamento di base, non finiremo mai di ripeterlo, non c’è mai stato. Leggerete nella sentenza che si da atto di una perizia in corso all’epoca del Riesame. Questo è un errore materiale, perché l’unica consulenza medica che all’epoca era in corso, e della quale erano stati versati già i primi risultati all’udienza di discussione del riesame, era quella da noi affidata al nostro perito di parte. Non c’era altra perizia in corso". 

"La Procura  - continua Barghini - non ha mai disposto nessun accertamento peritale. L’accertamento scientifico delle cause della morte e l’accertamento sull’eventuale presenza di eparina nei campioni, l’unico accertamento che sarà oggettivamente utilizzabile e che potrà essere valorizzato in questo procedimento penale, è attualmente in corso per tutti i 14 soggetti deceduti, 9 dei quali sono stati sottoposti ad esame autoptico, accertamento che è iniziato solo dal momento in cui il GIP ha conferito l’incarico a 5 luminari".

Le perizie, iniziate nel dicembre scorso, non si sono ancora concluse: "Fino a quando non sarà depositata la perizia nell’incidente probatorio disposto il 14 luglio, non potremo trarre alcuna conclusione su quel che è successo in quel reparto, sempre che qualcosa di penalmente rilevante sia successo davvero.

Quindi, concludendo, non possiamo che attendere i risultati dell’accertamento giudiziale, fiduciosi nelle eccellenti capacità professionali degli esperti che ci stanno lavorando, quelli nominati dal GIP , per quanto ci riguarda, dei nostri consulenti. Tutto il resto, allo stato, sono solo ipotesi".

Luca Lunedì
© Riproduzione riservata


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