​Continuavamo a parlare piombinese

PIOMBINO — Parliamo degli armadi che spesso contenevano segreti e stavano in cucina, oppure nelle camere, quindi quando si aprivano veniva naturale dire che si scoprivano gli altarini. Infatti le famiglie povere usavano tenere nascosti dentro gli armadi degli altari improvvisati per pregare i loro morti, ma nessuno doveva saperlo. Adesso si dice sempre: Ti ho scoperto gli altarini, quando scopriamo un segreto da niente, una cosa che tutti sapevano ma che la persona interessata si sforzava di tenere nascosta.

I ceci sono un genere alimentare molto usato nella cucina povera e contadina. Perché nella vecchia Piombino quando ci si metteva in spalla un bambino si diceva ti porto a cavacecio? Alcuni dicevano persino a cavaceci. L’etimologia è incerta, si pensa che la parola possa derivare da una contrazione della frase a cavalluccio, oppure a cavallo di un ciuco (asino o mulo), quindi i ceci come alimento non c’entrano un bel niente! Un uomo che porta sulle spalle un altro uomo (di solito un bambino) come se fosse un somaro è la spiegazione, ma chi ti porta a cavacecio dimostra di volerti davvero bene, su questo non c’è alcun dubbio!

Passiamo ai limoni, molto usati in cucina, sia per bevande dissetanti che per condire fritture e carni, anche se a Piombino il termine limone viene usato come sinonimo di cosa preziosa, molto buona, quando recitiamo il modo di dire proverbiale: le querce non fanno limoni! Eh sì, non si può chiedere a qualcuno di fare qualcosa fuori dalle sue possibilità, proprio come non possiamo chiedere a una quercia di fare altro che ghiande (cibo da maiali), non possiamo aspettarci che da una quercia nascano limoni. Il detto si usa anche per riferirsi ai figli o agli allievi di qualcuno non proprio geniale, insistendo sul fatto che da un certo tipo di persona non può venire fuori un individuo molto diverso. Potremmo obiettare che esistono diverse smentite di grande rilevanza, sia in senso peggiorativo che migliorativo, ma non polemizziamo con la voce del proverbio, riportiamolo come tale, pure riferito alle persone cattive (o incapaci) dalle quali non ci si può aspettare che facciano qualcosa di buono.

Concludo con un modo di dire tutto piombinese, molto anni Ottanta, anche se poco c’entra con gli alimenti e con la cucina. “Qui c’è proprio un pieno di votàme!”, si diceva quando si andava in un luogo dove si sarebbe tenuto un evento molto popolare, che credevamo affollato, invece non si trovava nessuno ed eravamo i primi a mettersi in fila. Questo modo di dire un mio amico che spesso prendeva l’autobus scolastico per tornare a casa l’aveva modificato in senso erotico, così quando saliva sul torpedone e non vedeva neppure una ragazza, diceva: “Sembra d’essere all’IPS!”. La battuta oggi come oggi va spiegata, ché negli anni Settanta - Ottanta l’Istituto Professionale per l’Industria, che avviava al lavoro in altoforno come operaio specializzato, era frequentato soltanto da maschi. Adesso sono scomparsi sia l’altoforno che l’IPS (ha cambiato nome), purtroppo.

---

Se vuoi leggere le notizie principali della Toscana iscriviti alla Newsletter QUInews - ToscanaMedia. Arriva gratis tutti i giorni alle 20:00 direttamente nella tua casella di posta.
Basta cliccare QUI