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Attualità domenica 22 marzo 2020 ore 17:50

Covid-19, la siderurgia verso la fermata

Confindustria chiede tempi tecnici e rinvio del provvedimento del premier di almeno 72 ore. Fim, Fiom e Uilm hanno invitato a 2 giorni di sciopero



PIOMBINO — "La siderurgia verso la fermata. Finalmente chi doveva assumersi la responsabilità di farlo ha deciso. Il Governo, dopo il messaggio del Primo Ministro, ha emanato il decreto delle aziende la cui prosecuzione delle attività è essenziale in questa fase al Paese Italia, e quali cautelativamente devono fermare e tenere i lavoratori a casa. Una decisione che coglie in pieno la richiesta presentata ieri dai segretari Cgil Cisl e Uil in videoconferenza, dove con forza hanno chiesto unanimemente la necessità di misure restrittive fino alla sospensione di tutte le attività non essenziali".

E' David Romagnani, segretario provinciale Fiom-Cgil a commentare favorevolmente la decisione del premier Giuseppe Conte in merito alla chiusura delle fabbriche

"Nella lista ancora provvisoria delle attività essenziale, che dovranno restare aperte, non c’è la siderurgia. Se sarà confermata, ovviamente tutti siamo in attesa del provvedimento ufficiale, il motore siderurgico e le attività connesse sarà chiamato a spengersi fino al 3 aprile. - ha aggiunto - In questo caso saranno giorni frenetici di attività sindacale per definire le azioni necessarie per dare copertura agli oltre 2500 diretti del settore, tanti sono qui nel sud della provincia labronica".

Non pienamente convinto del provvedimento del Governo è il sistema confindustriale toscano che chiede maggiori delucidazioni sulle disposizioni annunciate da Conte "per evitare il rischio che la situazione generi conseguenze irreversibili per la futura prosecuzione dell'attività".

"Le imprese toscane chiedono, anzitutto, tempi tecnici adeguati per chiudere o terminare le lavorazioni in corso, rinviando l'entrata in vigore del decreto di almeno 72 ore. - fanno sapere in una nota i rappresentanti di Confindustria di tutta la Toscana - Chiedono, inoltre, assoluta chiarezza sulle aziende che, pure se non espressamente inserite nella lista dei codici Ateco anticipata dai giornali, possano proseguire la loro attività perché funzionale alla continuità e al buon funzionamento di quelle ritenute essenziali. In ogni caso, che le aziende che devono rimanere aperte non siano individuate solo in base ai codici Ateco, ma sulla base anche delle esigenze delle rispettive filiere, anche internazionali, partendo da quelli che sono definiti i servizi essenziali".

A questo proposito per Confindustria risulta "fondamentale il ruolo delle Prefetture per una applicazione del provvedimento che non sia pregiudizievole agli stessi settori considerati essenziali".

Intanto le segreterie provinciali di Fim, Fiom e Uilm hanno invitato tutte le aziende della provincia a fermarsi 2 giorni, fino a mercoledì 25 Marzo, nell'attesa di comprendere meglio cosa prevederà il decreto. Per le aziende che non aderiranno a questo, i sindacati metalmeccanici proclameranno uno sciopero di due giornate. 

"Questi giorni - concludono i sindacati - serviranno alle organizzazioni sindacali ed anche alle aziende per fare la necessaria chiarezza e dare le necessarie risposte a tutti i lavoratori della provincia".

Quella dello sciopero è una scelta avvallata anche dall'Unione sindacale di base. Criticata però la posizione di Cgil, Cisl e Uil. "Dimostrano tutta la loro sudditanza e dopo aver siglato un protocollo sulla sicurezza inutile, se lo autorimangiano chiedendo al Governo di chiudere tutto, per poi condividere ai tavoli una lista che non tiene chiuso quasi nulla".

L’Uglm fa proprie le parole del segretario nazionale Antonio Spera. “In queste ore siamo in attesa di conoscere il Decreto, ancora abbastanza fumoso, per capire esattamente quali saranno le aziende del nostro territorio che si dovranno fermare. Ma aldilà dei codici Ateco, vogliamo ribadire che la nostra posizione è sempre la stessa. La salute dei lavoratori viene prima di tutto. Difficile in questo momento, per le aziende, garantire la massima sicurezza e tutela della salute dei propri dipendenti. Come potrebbe essere diversamente dal momento che l'unico luogo sicuro riconosciuto dallo stesso Governo è la propria abitazione? Per questo motivo - ha aggiunto l’Ugl locale - ci auspichiamo che anche le aziende della nostra provincia decidano di fermarsi, in maniera preventiva anche in previsione del picco dei contagi previsto, secondo gli esperti, nei prossimi giorni. È evidente che non basta dare un kit di protezione (guanti e mascherina) ed un misero contentino di 100 euro al mese, per lavarsi la coscienza”.


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