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Attualità domenica 19 aprile 2020 ore 16:15

"Non ci sono condizioni per ripartire in fabbrica"

Lo ha sottolineato il Camping Cig non trovando esaustiva l'intesa siglata tra sindacati e azienda per la ripartenza in sicurezza in fabbrica



PIOMBINO — Per il Coordinamento Art-1 - Camping Cig l'accordo per la ripartenza in sicurezza in fabbrica "non risolve assolutamente i nostri dubbi, ad esempio su come verrà realmente fatta la sanificazione degli spogliatoi; su come sia possibile garantire nei fatti il distanziamento di 1,8 metri su ogni luogo di lavoro o negli spogliatoi (al dì là del distanziamento delle cassine); in quale modo si potrà assicurare la distribuzione capillare e continua di tutti i dispositivi di protezione individuale a tutti i lavoratori: le mascherine, ad esempio dovrebbero essere cambiate almeno ogni 4 ore; come verrà gestita la sanificazione dei posti di lavoro tra un turno e l’altro o se necessario all’interno del turno. L’accordo con l'azienda, inoltre, non prevede l'obbligo di eseguire la visita medica (al minimo una accurata anamnesi medica) e i tamponi a tutti i lavoratori, prima del rientro al lavoro e poi periodicamente, altro che autocertificazione: visita e tampone sono l'unica garanzia".

"Troviamo francamente inaccettabile che per questi gruppi di lavoro, ad esempio il tavolo Covid 19 all’interno di Jsw, non sia prevista la verifica preliminare, da parte dei servizi di prevenzione della Asl, delle misure preventive previste nonché il controllo diretto, sul posto, all’ atto della loro realizzazione. Questa è una lacuna da colmare assolutamente prima di deliberare qualsiasi ripartenza. - hanno sottolineato in una nota - Il comunicato sindacale non affronta la questione vera, se davvero si può riaprire, ma solo come si può riaprire, dando per scontato che con qualche accorgimento ci siano le condizioni per farlo. Ribadiamo, ancora, che tutte le scelte relative a se ripartire (ed eventualmente come) devono passare comunque da subito dal vaglio delle Rsu e dei lavoratori, attraverso l'organizzazione di riunioni online".

"Non si può rischiare il contagio, mettere a rischio la propria e l'altrui vita in ossequio alla produzione. - hanno aggiunto - Va garantito un salario di quarantena per tutti, anziché il profitto per pochi. Stando le cose come stanno, riteniamo che ad oggi non vi siano le condizioni per far ripartire le fabbriche, con la garanzia della tutela reale della vita e della salute dei lavoratori e dei cittadini. E deve cessare la tetra buffonata delle comunicazioni ai prefetti, che ha permesso a circa il 60 per cento delle aziende di restare aperte in quanto presunte funzionali alla filiera dei settori essenziali, con pochissimi controlli sulla veridicità delle comunicazioni aziendali".

Al sindaco di Piombino, in quanto prima autorità sanitaria della comunità, la richiesta di esprimere la sua posizione.


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