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Attualità domenica 23 agosto 2020 ore 16:46

Cultura, “così il progetto rischia di arenarsi”

Pur criticando la linea della giunta Ferrari, arriva qualche perplessità sul Manifesto dei 20 per la cultura piombinese



PIOMBINO — “Ho sottoscritto fin dall'inizio il Manifesto per la cultura a Piombino nella speranza che ci fosse anche solo un parziale movimento nelle acque limacciose della cultura piombinese. Va riconosciuto ai promotori che un primo passo è stato compiuto. Attualmente, a mio avviso, l'iniziativa si è arenata sopra alcuni importanti problemi: l'insistenza su una mappatura culturale del territorio che rischia di diventare un doppione dei censimenti associativi dell'amministrazione culturale compiuto in un secondo momento e secondo innovativi criteri; un certo populismo e anti-istituzionalismo che, secondo la mia opinione, non porta da nessuna parte; un elitarismo che, da una parte rifugge qualsiasi autocritica, e dall'altra ignora che è necessario ricostruire una grammatica culturale nella popolazione e nella dialettica sociale, politica ed associativa. Il problema che pongo è innanzitutto di natura metodologica”.

Parole di Andrea Panerini, storico, scrittore, pastore e Decano della Chiesa Protestante Unita che ha inviato un commento relativo al Manifesto dei 20.

“L'attuale amministrazione comunale a Piombino può non piacere ed è anche il mio caso, come dimostrano miei interventi pubblici sui diritti lgbt e sull'immigrazione nell'ultimo anno. - ha aggiunto - Di ragioni ce ne sono molte, non ultima la decisione politica del sindaco Ferrari di non nominare un assessore alla cultura ma di conferire la delega al suo vicesindaco già oberato di incarichi e non specializzato e preparato nel ramo specifico. Ma è evidente che non è possibile ignorare e fare una politica culturale contro l'amministrazione comunale comunque eletta democraticamente dai cittadini e che dispone sia di mezzi economici che istituzionali per conseguire il bene comune. Ci si può porre in una dialettica critica e finanche polemica con la giunta Ferrari, ma non si può ignorarla in nome di un elitarismo populista che può da un lato diventare pericoloso per la tenuta democratica delle istituzioni e dall'altro rischia di essere percepito come lontano ed estraneo dalla generalità dei cittadini”.

“In secondo luogo - prosegue - ho notato una scarsissima propensione all'autocritica da parte di operatori e soggetti che operano da decenni nella cultura piombinese e tra i quali mi pongo anche io personalmente. La cultura nasce dal basso e dalle idee personali ed associative, non si possono solo criticare le istituzioni, la cui funzione è semmai quella di porre le premesse, le basi e le infrastrutture per l'azione culturale. Se l'intento degli aderenti del manifesto è quello di promuovere le loro idee senza una visione d'insieme e senza un minimo di analisi autocritica, l'esito negativo è scontato e a farne le spese sarà tutta la collettività. Abbiamo sbagliato negli ultimi decenni ed è necessario capirne le ragioni, non solo recriminare. La cultura a Piombino è stata troppo dipendente dalla politica partitica, a partire dai finanziamenti pubblici ma questo non autorizza a pensare di poter fare cultura senza e contro le istituzioni elette dai cittadini”.

“Tuttavia il vulnus più grave che vedo sia da parte di molti degli aderenti del Manifesto che della stessa amministrazione Ferrari, - ha evidenziato - è un marcato disinteresse per una grammatica culturale fatta di luoghi prima ancora che di eventi, che è indispensabile oltre che necessaria per la crescita culturale della cittadinanza. Piombino non ha un sistema museale compiuto ma ogni istituzione museale e sito archeologico ha una propria orbita indipendente e lontana dalle altre; nonostante il pubblico dibattito del biennio 2003-2004 la città non ha ancora una Biblioteca comunale funzionale e parte di un Polo culturale, visto che il vicesindaco con delega alla cultura Giuliano Parodi sembra abbia intenzione di accantonare il progetto Nencioni in Piazza Manzoni e intenda far permanere a tempo indeterminato la Biblioteca cittadina negli spazi inadeguati dell'attuale sede provvisoria di via Emanuele Appiani; il coordinamento tra Biblioteca ed Archivio Storico è insufficiente quando non del tutto assente; la città non vede più la presenza di un Liceo classico che non solo formi la classe dirigente ma che sia il laboratorio umanistico del territorio. Senza queste infrastrutture di base, che vanno a costituire gli strumenti per una grammatica culturale a favore della cittadinanza, nessuna mappatura, nessun cartellone di eventi, nessuna iniziativa editoriale potrà mai ridare a Piombino un ruolo culturale nazionale o anche solo regionale, nessun manifesto potrà restituire ai cittadini gli strumenti per il godimento effettivo della cultura e dei beni culturali poiché nessuna mappatura può sostituire un sistema museale condiviso ed efficiente, nessun cartellone di eventi può sostituire una biblioteca e un archivio storico inseriti in un polo culturale dinamico e dotati logisticamente di locali adeguati, nessuna iniziativa editoriale può sostituire la mancanza di un liceo classico. E in tutto questo non è possibile escludere a priori le istituzioni locali”.

L’appello di Panerini è quello di avviare un tavolo tra gli operatori culturali del territorio e i rappresentanti istituzionali, aperto liberamente a tutta la cittadinanza, “per esprimere una dialettica critica, anche pesantemente polemica ma aperta e franca, allo scopo di realizzare le infrastrutture culturali di base che sono urgenti e improcrastinabili per la città e il territorio. - e ha concluso - E' già troppo tardi: mettiamo da parte interessi politici, partitici e personali e lavoriamo per Piombino”.


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