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Attualità domenica 28 novembre 2021 ore 05:07

​Piazza della Costituzione

Piazza Costituzione (Foto di Riccardo Marchionni)

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia Gordiano Lupi ricorda la piazza d'un tempo e i ricordi ad essa legati. Foto di Riccardo Marchionni



PIOMBINO — Piazza della Costituzione piaceva tanto a mio padre. Era una delle sue mete preferite per la passeggiata della domenica mattina. E a me che ero soltanto un bambino mica andava troppo a genio. Preferivo piazza Dante dove correre dietro a un pallone e ai sogni di emulare Mazzola e Rivera, al limite piazza Bovio per i larghi spazi da terrazza sul mare, per il volo dei bianchi gabbiani, compagni della mia fanciullezza. 

Negli anni Sessanta, in piazza della Costituzione mica c’erano i giochi per bambini come adesso. Niente scivoli e altalene. Niente percorso di guerra. Per i giochini si andava in viale della Resistenza, in un parco cittadino costruito accanto al grande stabilimento, piccola ricompensa a tanto inquinamento, un giardino che sembrava immenso, nascosto da una cancellata gialla che si spalancava su un mondo di sogni impossibili. Erano piccoli giochi, poco o niente, roba di ferro e legno, costruita con materiale di scarto delle acciaierie, ma al bambino che scopriva il mondo sembrava di entrare nel bosco delle fate. In alternativa c’era Salivoli, piazza Lega, che forse non si chiamava ancora così, ma fa niente, contano i ricordi. I giochini di Salivoli sono sempre stati i migliori, poi hanno resistito al tempo, in un parco dove celebravano la Festa dell’Unità, sono stati rinnovati e restaurati, ne sono stati costruiti di nuovi, in fondo mica tanto diversi dai miei. 

Ma non divaghiamo. Si parlava di piazza della Costituzione e il bambino che fa capolino dal mio passato è scappato via, in fuga verso luoghi più congeniali, dove sentirsi più sicuro, dove il divertimento è certo, non bisogna lavorare di fantasia. Piazza della Costituzione era un bel giardino di città, circondato da alti palazzi ingrigiti da polvere di carbone, che negli anni Sessanta volava libera per l’aria di Piombino, tutti l’abbiamo respirata, mica solo chi lavorava negli stabilimenti. Era come il cortile del condannato in una prigione di lusso, ponticelli di legno e ferro stile Venezia del Nord, fiumiciattoli artificiali e aiuole verdeggianti ricordavano un’impossibile Olanda fiorita, difficile da conservare. Il tempo inclemente ossidava il ferro e marciva il legno, mentre il bambino correva tra piccoli ponti e illusioni, si affacciava al parapetto d’una nave immaginaria, si sentiva un pirata, sognava Peter Pan in fuga da Capitan Uncino, Sandokan e i tigrotti della Malesia, ché al tempo leggevamo Salgari e fiabe, mica lo schermo del telefonino.

Cara vecchia piazza della Costituzione, che piacevi tanto a mio padre, nei miei libri ti ho trascurata e adesso eccomi qui pronto a riparare, deciso a chiedere perdono, come un vecchio compagno traditore, come un amico che torna dal passato. Certo, il bambino che è in me un po’ t’ha odiata, ma adesso ti guarda con affetto. Scrivo una lettera d’amore pervasa di nostalgia per le tue carpe centenarie morte di stenti e vecchiaia in un putrido laghetto di azalee. Di tanti ricordi questo mi resta: una vasca moderna, una giostra per bambini, davanti alla quale mia figlia ha fatto più d’un capriccio, un piccolo parco giochi dove di tanto in tanto celebrano feste di Natale e Ferragosto, fanno mercati e sagre. Resta niente del mio tempo perduto, tra pini poco contorti, ché la piazza è una conca naturale riparata da enormi palazzoni, larici profumati e lecci affilati come fusi d’un immaginario telaio, acacie che lasciano cadere foglie come rimpianti al primo vento autunnale. I fiori olandesi sono un pallido ricordo, mia Venezia del Nord. Restano casermoni tristi come cornice d’un fortino separato dal mondo degli indiani, prateria di mare dietro l’angolo che pare lontanissima, onde come cavalli impossibili, desiderio di fuga inespresso dal bambino che osserva la vita per mano a suo padre.


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