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Attualità domenica 06 dicembre 2015 ore 12:43

I numeri della violenza di genere

A margine delle manifestazioni, è necessario fare prevenzione, ricordare i numeri per denunciare i casi di violenza e i centri territoriali preposti



PIOMBINO — Spesso la violenza di genere è un fenomeno sommerso, consumato all’interno di mura domestiche e mascherato da sentimenti falsati. La violenza di genere non è solo l'aggressione fisica di un uomo contro una donna, né la sua forma più estrema, il femminicidio; include anche vessazioni psicologiche, ricatti economici, minacce, molestie sessuali e persecuzioni, compiute da un uomo contro una donna in quanto donna.

Non esiste un identikit per riconoscere l’uomo violento, non esistono specifiche età, condizioni sociali, livelli di istruzione, nazionalità e religioni. Secondo l’ultimo rapporto Eures, tra le donne vittime di omicidio in Italia nel 94% dei casi sono morte per mano di uomo, nel 77% da un familiare.

Gli appuntamenti che ruotano attorno alla giornata contro la violenza sulle donne per sensibilizzare le comunità su questa tematica devono essere sostenuti da azioni concrete volte ad aiutare quelle persone che vivono nel silenzio della violenza.

Per questo sono di fondamentale importanza quelle associazioni che, amalgamate nel tessuto sociale e territoriale, mettono in campo interventi chiave per il contrasto al fenomeno. Un esempio sono il Soroptimist International Club di Piombino e il Centro Donna Piombino.

La presidente del club Linda Martinelli ha presentato, infatti, l’app S.H.A.W. (Soroptimist Help Application Woman) scaricabile gratuitamente su tutti gli smartphone. Attraverso l’applicazione potrà essere più semplice denunciare casi di violenza e chiedere aiuto. C’è, infatti, un tasto per entrare in contatto con l’operatore del 112 di riferimento attraverso la geolocalizzazione, un numero gratuito – il 1522 – per denunciare situazioni di pericolo e la lista dei centri territoriali con i relativi contatti.

A descrivere il centro antiviolenza piombinese è la responsabile Liana Ghini che ha fatto il punto sulla situazione locale. In totale si sono rivolte al centro locale 447 donne della Val di Cornia, dal primo gennaio 2015 a oggi sono stati trattati 40 casi. È stato evidenziato, inoltre, che l’età delle vittime, sia italiane che straniere, nel corso degli anni si è abbassata abbracciando una fascia dai 25 ai 40 anni; dato preoccupante, ma al tempo stesso sinonimo di maggiore consapevolezza nell’animo femminile.

La prevenzione e la promozione, attraverso gli sportelli territoriali e gli incontri nelle scuole, rappresentano un’occasione unica per sensibilizzare la comunità ed educare le nuove generazioni. Fondamentale, infine, ottimizzare le strutture per la presa in carico dei casi con strutture d’accoglienza ad hoc e presidi negli ospedali.

Dina Maria Laurenzi
© Riproduzione riservata


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