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Attualità giovedì 30 maggio 2019 ore 15:16

Fauna selvatica, Cia propone una riforma radicale

Foto di archivio

A chiedere una riforma radicale della legge il presidente Cia della provincia di Livorno segnalando l'insostenibilità dei danni da selvatici



LIVORNO — “Dopo la presentazione alla Camera e Senato, è ora sul tavolo anche del Ministro per le Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio, la proposta di Cia Agricoltori Italiani, di riforma radicale della Legge 157/92 sulla gestione della fauna selvatica” (ungulati, storni, nutrie), ha esordito il presidente provinciale Cia Livorno Pierpaolo Pasquini.

"La questione dei danni da selvatici, è diventata insostenibile pressoché su tutto il territorio italiano. - ha aggiunto - I problemi e i danni si riscontrano su diversi piani. Sul piano economico-produttivo la presenza eccessiva, soprattutto di ungulati, sta rendendo impossibile in molte aree l’attività agricola con crescenti fenomeni di abbandono e conseguenze negative sulla tenuta idrogeologica dei territori. Sul piano ecologico/ambientale crescono le alterazioni ecosistemiche e i disequilibri tra specie, con l’incremento del rischio di estinzione di animali caratteristici dei nostri territori. Sul piano civilistico e salutistico si diffondono malattie causate da selvatici, crescono gli episodi di incidenti stradali con numerose vittime e di aggressioni dirette anche dell’uomo".

Pierpaolo Pasquini

Insomma, per Pasquini le attuali politiche orientate alla conservazione della fauna non sono sufficienti a contenere i danni.

“Per questo motivo Cia Agricoltori Italiani - prosegue Pasquini - ha presentato un’organica proposta di emendamenti alla Legge, non per esaurire o chiudere il dibattito, ma al contrario come base di discussione per favorire un confronto tra tutte le parti interessate a questa materia, con le Amministrazioni e le forze politiche. Un confronto che si ritiene debba essere aperto, ma anche tempestivo e proficuo”, ha concluso Pasquini.

Tra i punti chiave si evidenzia la sostituzione del concetto di protezione con quello di gestione, la ricostituzione del Comitato tecnico faunistico venatorio, la distinzione delle attività di gestione della fauna selvatica da quelle dell’attività venatoria, il rafforzamento dell’autotutela degli agricoltori, la garanzia del risarcimento del danno e la tracciabilità della filiera venatoria.


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