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Attualità domenica 25 marzo 2018 ore 07:00

Simonetta Cattaneo, bellezza rinascimentale

Foto tratta dalla copertina del libro di Ivan Tognarini

Su TuttoPIOMBINO Gordiano Lupi ripercorre la storia di Simonetta Cattaneo, la Venere del Botticelli che ha trascorso dieci anni a Piombino



PIOMBINO — Conosciamo la bellezza di Simonetta Cattaneo grazie al dipinto di Piero Di Cosimo, che ci consente di ammirare la pelle color latte, i capelli biondi, il collo lungo e sottile, una bellezza che abbaglia e fa strage di cuori, tra uno sposo legittimo - Marco Vespucci - e molti presunti amanti, da Giuliano de’ Medici a Lorenzo il Magnifico, passando per Alfonso II di Aragona, per non citare che i più famosi. 

Modella di Alessandro Filipepi, meglio noto come Sandro Botticelli, trascorre dieci anni della sua breve vita a Piombino, fanciullezza e adolescenza, fino al giorno del matrimonio fiorentino. Icona di insuperabile bellezza rinascimentale, dicono che sia lei il parametro femminile per dipingere la protagonista de La nascita di Venere, la Primavera, Venere e Marte. 

Non era soltanto bella, Simonetta, a quel che scrivono Angelo Poliziano e Luigi Pulci, il suo intelletto non era da meno, tanto da ispirare suadenti liriche e suggestivi sonetti. Simonetta dai biondi capelli e dal collo flessuoso come un giglio, dal viso fine e aggraziato, ridente e pensoso. Povero Marco Vespucci che deve subire gli attacchi amorosi di due signori della casata Medici e non può niente contro il valoroso Giuliano e il potente Lorenzo.

Simonetta nasce a Genova - ma c’è chi dice Porto Venere - nel 1453, da Gaspare e Cattocchia di Marco Spinola. Nel 1468 sposa a Firenze Marco Vespucci, parente alla lontana del più noto Amerigo, grazie alla mediazione di Jacopo III Appiani, che le fornisce una cospicua dote sotto forma di una miniera di ferro elbana. I due sposi novelli hanno entrambi 16 anni, non sono giovanissimi per il tempo, ma è un’età normale per coniugarsi, soprattutto in casi di unioni combinate per interesse regale. Muore il 26 aprile del 1476, di tubercolosi, a Firenze. Simonetta trascorre sulle rive della nostra falesia il periodo della sua vita che va dai 6 a 16 anni -, giunta via mare da Genova, esiliata insieme alla famiglia, accolta dal cognato Jacopo II Appiani, signore di Piombino, sposo della sorellastra Battistina Fregoso. La bella Simonetta lascia Piombino per contrarre un matrimonio d’interesse e di Stato, ma un volto angelico e un dolce sguardo mietono vittime nella capitale del Granducato e sono vittime eccellenti. Giuliano de’ Medici cade ai suoi piedi dopo aver vinto una giostra cavalleresca che lo vede trionfatore eroico, al punto di conquistare il cuore di Simonetta che osserva le sue gesta dalla tribuna. Un amore che non dura molto, purtroppo, ché la bella genovese muore un anno dopo, nonostante le cure e le attenzioni di Lorenzo de’ Medici - altro innamorato illustre - che accorre al capezzale con i migliori dottori. La tubercolosi è un nemico invincibile nel 1476, non si può fare molto, solo lenire il dolore e attendere, fino al giorno del funerale in pompa magna, per il quale viene dato il permesso di scoprire la bara e mostrare a tutto il popolo fiorentino il candore di un volto color latte e un sorriso velato sulle labbra mortali. Giuliano morirà due anni dopo, trafitto dal ferro dei congiurati, durante la ribellione dei Pazzi che sconvolgerà Firenze.

Ritrarre Simonetta con le parole significa descrivere la Venere del Botticelli per via della capigliatura bionda, la pelle luminosa ma non olivastra, gli occhi grandi un poco sporgenti, le palpebre bianche, le sopracciglia folte, le ciglia non troppo lunghe… Non solo, anche la Primavera e la Madonna dipinte dal grande artista si rispecchiano nel suo portamento, basta osservare il collo bianco, rotondo e lungo, le mani grandi e candide, affusolate, le dita e le gambe lunghe, le caviglie sottili, i polpacci sodi, i piedi piccoli ma non magri. E i paesaggi marini del Botticelli sono i nostri luoghi, i litorali scolpiti da libeccio e maestrale, da ponente e scirocco del Mar Tirreno.

Per approfondire: Ivan Tognarini - L’identità e l’oblio - Simonetta, Semiramide e Sandro Botticelli - Mondadori Electa, 2002


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