Sulla querelle accesa a Campiglia Marittima sul caso Norma Cossetto è intervenuta la sindaca Alberta Ticciati. Riportiamo integralmente il suo intervento.
“A guida di questa Amministrazione, sento il dovere di intervenire nella discussione che si sta consumando inqueste ore e che ha guadagnato la ribalta regionale e nazionale, così da dare ai cittadini gli strumenti pervalutare le scelte fatte. E i fatti sono chiari.
“Il Comune di Campiglia Marittima non ha solo una piazza intitolata, con delibera di giunta n. 50 del 5 maggio2008, a tutti i martiri delle Foibe, ma ogni 10 febbraio, celebra anche il Giorno del Ricordo nelle scuole e nella società. Inoltre, nel 2006, una rappresentanza del consiglio comunale ha partecipato a una commemorazione a Trieste alla presenza di Mirko Tremaglia, storico dirigente del Movimento sociale. La realtà risponde così alle assurde accuse di negazionismo rivolte a Capogruppo e maggioranza. Ma il punto del dibattito odierno non è la buia pagina delle foibe. Ogni crimine, infatti, a prescindere da chi lo perpetra, resta tale e ciò vale anche quando i responsabili furono i partigiani jugoslavi e titini. Di conseguenza, siamo d’accordo con l’opposizione sul fatto che tutte le vittime sono uguali e per questo avalliamo ogni iniziativa di pacificazione e riconciliazione nazionale. Non abbiamo problemi ad ammettere che per troppo tempo alcune vittime innocenti sono state disconosciute e siamo aperti al dialogo per concedere loro la giusta memoria. Il problema, quindi, non sono le vittime, ma come vengono commemorate e soprattutto a quale scopo. In questo senso, la richiesta di intitolazione avanzata dalle minoranze non è neutra. Norma Cossetto, suo malgrado, non è assunta a simbolo di vittima civile della seconda guerra mondiale. Nell’immaginario collettivo è una ragazza fascista, vittima di comunisti, e un’italiana, vittima di slavi. La sua morte è funzionale a dimostrare come non ci fossero differenze tra una parte e l’altra, entrambe ideologie sanguinarie dedite alla pulizia etnica. In questo senso, la ragazza è vittima due volte, prima della violenza fisica e poi della manipolazione storica. Perché non è giusto usare il suo ricordo per dimostrare tesi indifendibili. Si indifendibili. Per quante tragediepossono aver causato i partigiani, i comunisti e gli jugoslavi, non sono paragonabili agli orrori nazifascisti. E le foibe sono un evento tragico la cui scala rimane decisamente minore rispetto all’olocausto. Questo ci dicono i fatti che compongono la Storia. Tra l’altro, al contrario dell’olocausto, le foibe si collocano in un contesto di violenza già presente, perpetrata dal fascismo lungo il confine e poi durante l’occupazione della Jugoslavia, con crimini ignobili come le deportazioni dei bambini. Per queste ragioni, l’Amministrazione non accetta la parificazione tra fascisti e antifascisti, il cui obiettivo è cancellare la Resistenza e i suoi valori di libertà e uguaglianza che ancora oggi sono le fondamenta della nostra Costituzione Repubblicana. Perché le forze antifasciste e democratiche combattevano per la libertà, mentre gli altri per i soprusi della dittatura fascista. E anche nel dopoguerra, il Partito Comunista prese nettamente le distanze dal terrorismo, contrariamente al Movimento sociale, che rimase in una posizione ambigua. Il dibattito politico si misura su questi temi nei quali risiedono le ragioni del no della maggioranza e non su altri. Riteniamo di svolgere il nostro ruolo di valorizzazione e sensibilizzazione della storia, senza strumentali ricostruzioni di parte. E per questo, ci siamo e ci saremo sempre per iniziative di riconciliazione nazionale che spieghino i torti e le ragioni di tutte le vittime innocenti, indipendentemente dal loro colore politico. Non ci saremo mai per creare feticci che hanno l’obiettivo ultimo di riscrivere la storia”.