Lavoro

"Preoccupati per i dazi di Trump"

Dalla decima Conferenza Economica a Roma Cia-Agricoltori ha esternato la preoccupazione per la tassazione sui vini

Aree interne, competitività, reddito, sostenibilità (ambientale, economica e sociale) e dazi. Parole chiave della X Conferenza Economica organizzata a Roma, presso l’Auditorium della Tecnica, da Cia-Agricoltori Italiani che ha potuto contare anche sulla delegazione di Cia Etruria tra i numerosi rappresentanti del mondo agricolo provenienti da ogni regione d’Italia. Un evento molto importante svoltosi in un momento storico tra i più delicati degli ultimi anni dato il complicato scenario geopolitico attuale. E proprio lo spettro dei dazi annunciati dal presidente Donald Trump, nelle ultime ore ha parlato addirittura di una tassazione al 200% sui vini,  ha rappresentato uno dei principali leitmotiv della due giorni che h visto la partecipazione, tra gli altri, del Ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida e della segretaria PD Elly Schlein. 

“Sono stati due giorni ricca di spunti di riflessione - ha commentato Cinzia Pagni, presidente Cia Etruria - utilissimi specie in un periodo storico come quello che il mondo sta attraversando, caratterizzato da guerre sia militari che commerciali che vanno a sommarsi a problemi urgenti per il mondo agricolo come il cambiamento climatico e la necessità di ripopolare le aree interne e rurali dove l’abbandono dei terreni, anche a causa della scarsità dei servizi, è sempre più visibile, soprattutto nel sud Italia ma con percentuali preoccupanti anche nella nostra regione”.

I dati dimostrano che la Toscana è la seconda regione italiana (prima è la Sardegna) per export agroalimentare (pari al 28%) e quindi particolarmente suscettibile al rischio dazi. In pole position c’è l’olio con il 42% cui seguono a ruota i vini con il 33% delle relative esportazioni).

A Bolgheri Martina Chiappini produce vini di qualità. Circa il 70% è destinato all’esportazione e gli Stati Uniti, da cui la produttrice è appena rientrata, rappresentano una fetta molto significativa del suo mercato. “Come vedo il futuro? - ha detto - penso sia più complesso di quanto possa sembrare e molto dipenderà da come l’Europa e la stessa Italia sapranno reagire o negoziare. In realtà durante il mio ultimo viaggio oltreoceano non ho percepito segnali di particolare ansia da parte dei miei clienti che hanno confermato gli ordini pur “restano vigili alla finestra”, consapevoli che da qui a breve qualcosa potrebbe effettivamente cambiare. In generale- prosegue- credo che chi apprezza il buon vino italiano sarà disposto a spendere di più pur di continuare a portarlo sulla propria tavola (anche in virtù della forza che il dollaro esercita sull’euro), tuttavia –chiosa Chiappini- non manca un misto di perplessità e preoccupazione sia da parte loro che mia, perché mai come in questo momento ci sentiamo in balia dell’incertezza”.

Tra i prodotti Made in Italy che hanno una forte connessione con gli Stati Uniti troviamo i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni) e il pecorino romano (addirittura 56%). E’ pari al 32% del proprio export (937 milioni di euro nel 2024) l’incidenza dell’olio d’oliva italiano e toscano negli States, mentre scende di pochi punti (26%) quella dei liquori, quantificabile in 143 milioni di euro.