Erano i tempi che gli elettrodomestici si compravano dal Tomi. Erano i tempi d’una Piombino industriale e artigiana, in ogni caso operosa. Erano i tempi del Giuliani che da un banco di chicchi metteva su un impero di confezioni.
Erano i tempi di Vittadello, che come molti altri ha fatto la storia della nostra città. Pochi giorni fa ci ha lasciati Mauro Tomi, figlio del mitico Gusmano - capostipite di un’impresa che negli anni Sessanta ha portato gli elettrodomestici in ogni casa di Piombino - e fratello di Guido.
L’attività commerciale del Tomi nasce in via Petrarca, vicino a piazza Costituzione, davanti al Bar Bristol del Puliti, quindi passa verso via della Repubblica, proprio dove c’erano le vetrine di Vittadello.
Il Tomi vende i primi televisori in bianco e nero, poi apparecchi a colori, radio a valvole e a transistor, lavastoviglie, radioline, registratori, mangiadischi, impianti stereo. Gusmano è il punto di partenza, Mauro e Guido sono l’evoluzione del sogno commerciale, la modernità, fino ai tempi attuali che vedono un futuro troppo diverso dal mondo dei nostri padri. Erano i tempi che si andava dal Tomi a comprare il televisore. Mio padre comprava solo Grundig. E la Grundig ce l’aveva solo il Tomi, perché era la marca migliore.
E il Tomi era il migliore. Erano i tempi che i vestiti da Vittadello o dal Giuliani, magari da Quirino e le sue confezioni. Erano i tempi che il prosciutto dal Napoleoni, non ce n’è di più nostrano. Erano i tempi che la macelleria di Stefano ti faceva le svizzere sotto gli occhi, ti macinava la carne migliore. Erano i tempi del Bonanni e del Grevi, che quando non impastavano il pane giocavano a pallone. Erano i tempi di Viacava mediano di spinta nerazzurro che la moglie lavorava dal Giuliani.
Erano i tempi che le scarpe dal Chiarei, dal Donati o dal Giovannetti. Erano i tempi del maestro Barone, di Ivio Barlettani e di Telepiombino. Erano i tempi di Celentano davanti al Cinema Metropolitan con il secchio colmo di lupini. Erano i tempi del caldarrostaio, della torta di ceci cotta a legna.
Erano i tempi della schiaccia di via Torino, la più buona del mondo. Erano i tempi che andavi allo stadio a vedere la partita del Piombino con il cappotto comprato dal Giuliani (era il Presidente della squadra ma non voleva apparire) e la radiolina acquistata dal Tomi per sentire Tutto il calcio minuto per minuto. Erano i tempi di Carosello, dell’Amaro Cora, di Gio Condor, del Punt & Mes e degli Incontentabili che smontavano lavatrici per vedere cosa ci fosse dentro, perché loro erano incontentabili, sempre!
Erano i tempi del primo consumismo che ancora un’anima la possedeva. E il Tomi faceva parte di quell’anima, immortale, come il ricordo, come la storia d’una vita che termina lasciando dietro sé un alone di leggenda.