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Fim, Fiom, Uilm: "Basta promesse, vogliamo fatti"

Le tre sigle sindacali esprimono unitamente una forte preoccupazione sui tempi di attuazione degli interventi promessi e minacciano un autunno caldo

Parole, parole, parole. Potrebbe sintetizzarsi così il pensiero dei sindacati Fim, Fiom e Uilm sui piani di reindustrializzazione di Aferpi.

Nonostante le recenti rassicurazioni da parte della proprietà infatti, le tre sigle chiedono maggiore concretezza nelle azioni a tutela dei lavoratori del comparto e dell'indotto: "Devono concretizzarsi i progetti che alla fine di giugno abbiamo concordato - scrivono in una nota - gli investimenti che consentiranno di tornare a produrre acciaio a Piombino, con l’acquisto del nuovo forno elettrico non possono più attendere.Il piano Aferpi è ambizioso, ma molti impegni presenti nella tabella di marcia non sono ancora stati rispettati sul piano cronologico e questi continui ritardi ci preoccupano molto".

A preoccupare sono soprattutto "i livelli di solidarietà da mantenere e alcuni aspetti di gestione quotidiana adottati dall’azienda che non condividiamo. Non risulta ancora ufficiale il tipo di forno elettrico che deve essere ordinato e neanche i suoi precisi tempi di realizzazione che invece dovevano già essere ben definiti assieme all’ordine stesso. 

Inoltre abbiamo appreso solo dai giornali e in modo piuttosto improvviso, che potrebbero esserci dei cambiamenti all’interno del circuito manageriale di Aferpi e non possiamo assolutamente permettere che questo possa causare ulteriori ritardi"

Per questo il sindacato giudica prioritario la richiesta di incontro al ministero dello Sviluppo economico, presentata da tempo dalle segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm: "Il ministero è la sede in cui sono stati sottoscritti impegni vincolanti per il Gruppo Cevital – spiega il sindacato – e quindi nella sede governativa contiamo di avere risposte precise sull’avanzamento complessivo di tutto il piano industriale e sulle prospettive occupazionali che ad esso seguiranno".