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"Il porto di Piombino non diventi hub delle armi"

Appello delle Donne in nero ai portuali per rimandare indietro le navi. "Potete farlo senza subire conseguenze legali in accordo con i sindacati"

Le Donne in nero di Piombino tornano a lanciare un appello ai lavoratori portuali per invitarli a una presa di posizione chiara, come avvenuto a Livorno, per lo stop alla movimentazione di carichi con materiale bellico.

"Maneggiare armi e strumenti bellici rende partecipi della logica di guerra in cui l’Europa si è inserita e noi manifestiamo contro il coinvolgimento militare del nostro territorio. - hanno commentato in una nota - Abbiamo aderito alla campagna No Rearm Europe perché non vogliamo che il nostro Paese sostenga l’economia di guerra. Noi stiamo dalla parte di chi non vuole le guerre. Le armi e il materiale di logistica militare non possono essere considerate merce come le altre. La violenza è sempre più diffusa nel mondo. Essa trova alimento nell’inerzia dei più. La classe operaia, un tempo orgoglio di conquiste dei diritti civili, deve riuscire a fermarsi e riflettere su questo. Il porto di Piombino non può diventare un HUB delle armi".

"Gli operatori portuali possono rimandare indietro queste navi, senza subire alcuna conseguenza legale in accordo con i sindacati. Facciamo appello agli operatori portuali e a tutte le maestranze portuali affinchè navi di questo tipo non trovino braccia disposte a lavorare per loro", hanno ribadito.

Intanto è in programma per giovedì 2 Ottobre dalle ore 16 alle ore 18 un presidio di pace con ritrovo nel piazzale Premuda nel porto di Piombino.