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Il viale delle tamerici e degli oleandri

Su #tuttoPIOMBINO "Il viale delle tamerici e degli oleandri" di Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni

Foto di Riccardo Marchionni

Un tempo i giardinetti di Salivoli e la Pinetina erano un rifugio per chi decideva di fare sale a scuola, proteggevano lo studente svogliato con una complicità frondosa fatta di boschetti di oleandro e pini marittimi circondati da alte felci. Un po’ come la discesa al mare di viale Amendola, tra cabine, profumo di fichi selvatici, barba di Giove, lentisco e agavi spinose. Si andava là quando c’era un’interrogazione, un compito troppo difficile, un brutto voto da evitare. 

I giardinetti di Salivoli adesso sono molto più belli che in passato, c’è persino un bar-chalet in legno che apre i battenti quando arriva la bella stagione e un prato curato alla perfezione. Gli oleandri erano vecchi, sono tutti morti, in compenso resistono le palme, una terrazza sul mare scopre la Corsica in lontananza, l’Elba in primo piano, Montecristo sullo sfondo, Palmaiola e Cerboli davanti ai nostri occhi che sembra di toccarle. Una costa che frana, si sgretola di fronte all’assalto del mare, case costruite su scogliere pericolanti, panchine in bella vista affacciate su spiagge pietrose. 

Lungomare Marconi è un luogo incantevole nelle giornate primaverili quando il sole fa venire voglia di uscire, percorso da pensionati, coppie di fidanzati, bambini in bicicletta che si fermano a giocare nei giardinetti di piazza Lega. A me piace chiamarlo il viale delle tamerici e degli oleandri, che a maggio emana un profumo intenso dagli umili fiori biancastri e in ogni stagione dell’anno racchiude il sapore del mare.

Piombino unisce in un solo afflato degrado e bellezza, binomio inscindibile di una città che ha regalato il mare a una fabbrica d’acciaio, che si è fatta ipotecare il futuro dalla vocazione siderurgica. Un binomio di decadenza e splendore che ho visto soltanto all’Avana, in dosi massicce, un luogo compenetrato di bello e perduto, al punto di non saper dire fino a che punto il fascino consista nella decadenza, nei palazzi fatiscenti affacciati sul mare mentre il sole gioca a nascondersi nell’imbrunire, verso il golfo della Florida. 

Il nostro tramonto si specchia nell’orizzonte di Baratti, necropoli etrusca che osserva dall’alto gettando però un affocato delirio nel lungomare di Salivoli, s’intuisce dietro le colline, pare quasi di toccarlo. Non è meno decadente nella sua spettrale bellezza quando raccoglie le briciole del passato e ricompone i sogni di nuvole violette, appena chiazzate di bianco. 

Verrà la notte, come una morte apparente, e avrà i tuoi occhi, perduti a contemplare il futuro nel mare infinito, mentre una nave incontra le onde, fende di prua, procede verso le isole abbandonandosi al ricordo di lontanissime estati.