Politica

Separazione tra Ferrini e Italia Viva

Il candidato a sindaco Ferrini: "Proseguiremo per costruire un programma per una città dove più motori di sviluppo le consentano di crescere"

Stefano Ferrini, il candidato a sindaco di Piombino al futuro

“È durato solo 5 mesi il matrimonio con Italia Viva”, a farlo sapere Stefano Ferrini, candidato a sindaco del progetto Piombino al futuro annunciando, di fatto, la fine del rapporto con il partito che, insieme ad alcuni cittadini e al Psi, aveva iniziato il percorso verso la campagna elettorale per le elezioni comunali. 

“Ringrazio gli amici di Italia Viva per la fiducia che mi hanno dimostrato chiedendomi, a suo tempo, di candidarmi. - ha proseguito - Probabilmente però le tensioni a livello regionale e nell’area fiorentina tra loro ed il Pd, la concomitanza delle elezioni europee, dove si vota col proporzionale e dove quindi c’è una necessità, pure legittima, di maggiore visibilità, hanno portato i livelli locali di quel partito a porre, in un loro comunicato, una pregiudiziale per me inaccettabile nei confronti del Pd”.

“I limiti del Pd, che per quattro anni a Piombino ha sostanzialmente latitato e non è stato in grado di rigenerarsi, che ad oggi non ha ancora individuato un candidato sindaco e sembra brancolare nel buio anche sui programmi per la città e che non ha ancora compreso le ragioni che spinsero una grande maggioranza di piombinesi a votare Ferrari, non possono portare a chiusure pregiudiziali. - ha proseguito Ferrini - C’è invece da mettere in campo un progetto di reale cambiamento e di sviluppo della città, confrontandosi, senza timori reverenziali e senza l’obbligo di fare accordi, con tutti coloro che vogliono costruire una alternativa che non sia il 'tutti contro Ferrari', ma che invece punti a realizzare quello che in questi quasi cinque anni l’attuale maggioranza ha promesso, ma non ha fatto". 

"Vedremo se il Pd assumerà questo profilo. Piombino al futuro - ha concluso Ferrini - proseguirà nel percorso di confronto ed ascolto coi cittadini, le forze produttive, sindacali e dell’associazionismo per costruire un programma per una città dove più motori di sviluppo le consentano di crescere nell’occupazione, nei redditi, nelle prospettive per i giovani e quindi anche nella tutela dei più deboli”.