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La pinetina

Su #tuttoPIOMBINO “La pinetina” di Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni

Foto di Riccardo Marchionni

Nel bel mezzo di Lungomare Marconi c’è la Pinetina, luogo della mia infanzia dove ogni tanto mi fermo per assaporare il passato, siedo su una panchina di legno, rivedo mio nonno che racconta le fiabe mentre lucertole arrostiscono al sole e file di rosse formiche ora si intrecciano ora si rompono in cima a minuscole biche.

Non è cambiata tanto la Pinetina, salita ripida verso via Michelangelo, tra pareti di calcare e pini marittimi con rami ritorti su giornate di vento, come mani in preghiera giunte verso il cielo. I ragazzi che escono da scuola, la terrazza sopraelevata verso le isole, un autobus in attesa, mio fratello con lo zainetto ricolmo di libri che percorre la salita verso ragioneria, e per un istante penso che il nostro angolo di paradiso era proprio questo e non lo sapevamo. Presente e passato che si confondono, perché gli spettri del tempo andato restano nei luoghi, ritornano odori e sapori come pensieri indimenticabili, tra felci e lentisco, salsedine e grida di gabbiani.

Dal palazzo della sirena a piazza Lega uno spettacolo di sole e mare accoglie il passante esterrefatto e il turista che decide di alloggiare all’Hotel Esperia, cadente traccia degli anni Settanta, immutabile come il tempo che sembra non passare in questo angolo di Maremma dimenticata. Se solo non ci fosse la fabbrica, la maledetta fabbrica croce e delizia, dolore e rimpianto, fumo e lavoro, una fabbrica che ha cambiato il nostro destino. Se non ci fosse la fabbrica... frase che almeno una volta abbiamo pronunciato, noi che siamo nati in questo paese destinato a rimpiangere in eterno un diverso destino.