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Luminaria a Piombino

Su #tuttoPIOMBINO "Luminaria a Piombino" di Gordiano Lupi

Foto di Riccardo Marchionni

Un Babbo Natale che libera in cielo una teoria di stelle verso le mura di tufo del Rivellino, il Torrione che osserva brandelli di luna calante e pulviscolo d’oro diffuso in quel firmamento irreale. Poco distante un albergo - il più grande, il più bello della vecchia Piombino - che un tempo fu di Roberto Chiarugi, ti ricorda che pure lui ci ha lasciati, con il suo amore per il calcio, con le sue passioni. 

Proprio vicino alle stelle, intravedi il Cristallo con gli sportivi d’un tempo, adesso seduti in poltrona a vedere partite in tivù, che parlano di Juve e Piombino, ma cedono il passo a quel tempo che più non è il loro tempo, che ormai non li attende. Il vecchio Bar Verdi ora si chiama Ice Palace, non vedi tra i tavoli il vecchio padrone elegante con la testa calva, ma puoi gustare gelati in ogni stagione, pure col freddo inclemente che reca sentori di neve lontana. Il Falesia nel nome ricorda la nostra scogliera percossa dai venti mentre serve caffè zuccherato con troppi ricordi, accanto a quel cinema un po’ demodé - per fortuna! - che ancora resiste, conserva la scena al teatro e a pellicole colte, combattendo il futuro che avanza. 

Piazza Verdi si adagia in silenzio e pare assopirsi sull’erba gelata di Piazza Edison dove Icaro cade ogni giorno, pino marittimo abbattuto dai venti, mentre il Torrione osserva la vita del corso e lancia uno sguardo a quel chiosco che vende giornali, un mestiere del secolo scorso. 

Ragazzi che vanno, persone che corrono incontro al futuro, acquisti da fare, pensieri e pacchetti, confusi alle note d’un bianco Natale. E intanto piove sul borgo, sui nostri pensieri, su stelle vicine e lontane, su favole belle che illudono ancora, mentre si spengono lune evanescenti, astri multicolori. Il nostro presente sferzato da un vento del nord percorre i vicoli oscuri della vecchia Marina, evita fantasmi, pesca ricordi, infine si perde in una luminaria di stelle.