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Modi di dire piombinesi tra uffici, sport e cucina

Gordiano Lupi nel suo Blog #TuttoPiombino ripercorre la storia e l'uso di alcuni detti

Cominciamo dagli uffici, visto che scriviamo con il caldo agostano e le stanze da lavoro sono quasi tutte bollenti, pur rinfrescate dal condizionatore.

Metti che passi il capo e ti dica: “Guarda che popò di pappié”, di sicuro ti trovi a Piombino, dove l’espressione gergale pappié sta per notevole mole di documenti da esaminare, in questo caso rafforzato dall’aggettivo popolare popò. Tieni questo popò di pappié, studiatelo bene e divertiti!

Il termine è un retaggio di fine guerra, perché gli americani per dire carta usavano l’espressione inglese paper, storpiata in pappié dai piombinesi. In ambito sportivo capita di fare apprezzamenti negativi come: “Quello è bono, sì ma per le cene!” Seguito dal più cattivo: “Quello non fa gol nemmeno a casa sua!” (vi lascio immaginare quale fosse la porta dove segnare il gol). Tutti modi di dire usati sulle gradinate d’un vecchio stadio e riferiti negli anni a calciatori deludenti, nel caso specifico attaccanti sui quali si riponevano molte speranze ma che andavano regolarmente in bianco. Il primo epiteto, vista la particolare indicazione d’esser bono per le cene si riserva a giocatori in evidente sovrappeso, caratteristica fisica che fa capire a colpo d’occhio la reale predisposizione del calciatore.

L’espressione non mi garba punto si usa in continuazione a Piombino. Se andate al Nord non vi capiranno mai, sia per il mi garba al posto dell’italiano mi piace, sia per la forma avverbiale punto che sostituisce la corretta per niente. Non mi piace per niente è italiano da dizionario Devoto - Oli, ma volete mettere la forza dirompente di un bel Non mi garba punto? Passiamo al culinario. No, lascialo al gatto! Si dice quando un piatto è molto buono e si fa uno sforzo per mangiarne ancora, anche se l’appetito è passato, quindi si mangia per gola, non si lascia al gatto. 

Certo, questo modo di dire lo capisce meglio chi ha vissuto in un mondo (scomparso) nel quale i gatti mangiavano gli avanzi della tavola, non crocchette e manicaretti preparati per loro. Per un fico maturo la bocca impiccò il culo! Altro detto labronico riferito alla dolcezza dei fichi maturi, che a mangiarne tanti producono effetti indesiderati a livello gastrointestinale. Ma pure i fichi, oggi come oggi, nessuno va più a coglierli sulle piante e sono pochi i ragazzi che li apprezzano.

Una notazione sul bucato viene riferita per definire ogni lavoro improduttivo. Quando si fa un lavoro che non produce effetto si dice che si fa il bucato della Marioliva che toglie una pulce morta, per mettercene una viva. Forma proverbiale in disuso. Mentre prendere due piccioni con una fava è ancora molto usato, non credo solo a Piombino, per dire che con una sola azione si ottengono due risultati utili concreti.Cito en passant il detto che si riserva ai nati il 27 del mese, giorno di paga: Sei fortunato, perché sei nato per San Paganino! Ti apro come una scatoletta di tonno … proviene dal gergo giovanilistico anni Settanta quando le scatolette di tonno si aprivano con la chiavetta e l’alluminio leggero si arrotolava su se stesso. La frase era una sorta di minaccia fatta da qualche prepotente muscoloso a un ragazzino più debole. Tira il freno a mano e respira col naso! è un’altra espressione per dire a qualcuno troppo frenetico di starsene calmo. Un po’ di tempo fa capitava anche di sentir dire stai calmo e respira con le orecchie!. Ti pianto una lecca che quando hai finito di girare il vestito che indossi è passato di moda! Va da sé che lecca per botta, colpo, cazzotto è termine molto piombinese, così come tutta l’espressione risale ai primi anni Settanta. Ti ho fatto uno spelino / ci ha fatto lo spelino sono modi di dire locali per affermare che ci siamo andati vicini. Esempio: Manca poco ti prendo. Ti ho fatto uno (lo) spelino!, oppure: Per poco non ha fatto gol. Ha fatto lo (uno) spelino al palo.Il culo non ha denti! È un'altra espressione gergale molto usata dai genitori d’un tempo per rincuorare i figli che avevano preso una culata per terra, ergo non si erano fatti niente, il dolore sarebbe passato presto, non c’era rischio di rompersi i denti. Meglio il culo della bocca, in definitiva, se proprio si doveva picchiare qualcosa. 

Chi non ha mai detto O che fai, muri a secco? A un amico che mangia a quattro palmenti senza bere neppure un goccio di vino. Murare a secco è una bella onomatopea edile, come se il cibo fosse calcina ed è risaputo che la calcina non prende bene sul muro se prima non si bagna un poco. Altro detto piombinese molto usato: C’ho fatto la croce, che sta per Non ci vado più, ma anche per Questa cosa non la faccio più. Alcuni rafforzano usando il termine crocione. Esempio: C’ho messo il crocione! Questa è l’ultima volta …Bada moscardino! È un piombinesismo molto in voga negli anni passati. 

I moscardini sono un tipo di polpo, in pratica sono i polpi da piccoli, ecco perché per moscardino s’intende una persona vispa e veloce, proprio come i polpetti che sgusciano via da tutti i lati. Bada moscardino! è un’intimazione affettuosa.Sa’ assai lui chi se la bevve! Si usa ancora oggi per dire che una certa persona non sa proprio niente, allargando lo spazio del non sapere chi ha bevuto una determinata bevanda per ricomprendere tutto lo scibile umano. Un termine dispregiativo in disuso è donna cionna, riservato alle donne disordinate, persino sporche, ma non si sente più pronunciare, forse è troppo scorretto. Come il volgarissimo (ma piombinese a tutti gli effetti, quindi lo devo citare): Se cammina su tutti i ca...che ha preso va all’Elba senza bagnarsi i piedi! Buongiorno e quattr’ova! Si usa per salutare un amico, forse deriva da una frase detta entrando in un negozio di alimentari, quando un cliente saluta il commerciante e chiede quattro uova. Il significato popolare è un messaggio di buon augurio rivolto alla persona che s’incontra per strada. A proposito di uova citiamo anche Hai voglia di be’ ova!, che ha un significato scoraggiante, nel senso che chi lo dice non ritiene possibile che l’interlocutore possa raggiungere un determinato risultato. In pratica: fai qualunque cosa ma non ci riuscirai mai, anche se ti bevi tutte le uova del mondo! Ci si rivede a Murci! Arrivederci a Murci! Viene usato per indicare un posto molto brutto, un non luogo senz’anima, dove siamo capitati per sbaglio, ma non ci si vorrebbe proprio ritornare.