Il calcio a Piombino non è storia antica. La prima società si chiamava Sempre Avanti, fondata nel 1919, anche se sui gagliardetti e nei testi ufficiali è sempre stato scritto 1921, perché è da tale anno che comincia a disputare campionati ufficiali. Il calcio nasce in casa di Dante Gronchi (detto Sciaurino), primo Presidente Emanuele Russo, colore della maglia bianco con taschino azzurro.
Siamo in aprile ed è il 1919, la Grande Guerra è appena terminata, d’ora in avanti la nostra Sempre Avanti non farà solo scherma e ginnastica ma anche calcio. Tra i fondatori il dottor Florestano Belleni, i fratelli Bianchi, Guasconi, Pepi, Nassi, Pavoletti, Talini, veri pionieri del calcio piombinese. Tu pensa che molti di loro li ho persino conosciuti. Non sono leggenda. Il primo campo sportivo è quello della Tolla, concesso dall’ingegner Lanza, dove i nostri baldi giovanotti giocano la prima gara della storia contro i Pompieri del Cantiere Navale Venezia.
Vinciamo per 4 reti a 1, buon auspicio per quella che la stampa sportiva - con il passare degli anni - definirà la squadra che tremare il mondo fa. Il problema si presentò quando venne chiuso il campetto della Tolla, ché i ragazzi del Piombino non sapevano dove andare a giocare. In un primo tempo si adattarono agli spiazzi sterrati del padule di Pontedoro (non esistevano stringenti regole federali), poi persino ai campi di terra e sassi davanti all’attuale mercato coperto.
Alla fine il Comune venne incontro a tanta passione e concesse il Campo di Sansone (l’odierna Piazza Dante), grazie a una modifica del Piano Regolatore, che fu il primo campo di calcio cittadino. Era il 1921, cominciavano i veri campionati in una Piazza Dante recintata da corde, circondata da palazzi, l’arena dove accogliere avversari e vincere partite a più non posso.
Che ci voleva a fare un campo? I giocatori non erano così sofisticati, dopo otto ore di lavoro passate agli Altiforni o in Magona, portavano pale e carriole, lavoravano di braccia, riempivano buche e spalavano terra, toglievano sassi e oggetti contundenti, alla fine tutto era pronto per allenarsi o per giocare.
Le aule delle Scuole Elementari di Piazza Dante, che hanno visto studiare tanti piombinesi, come spogliatoi andavano più che bene. Le porte furono donate da Esilio Moretti. Il pallone di cuoio duro se ne stava chiuso in una teca come un oggetto di culto, da usare solo per la gara ufficiale, per gli allenamenti bastava la palla di cencio o poco più. E la domenica si mettevano le reti, aiutati dagli amici e dai parenti, che poi erano anche il pubblico di quelle prime partite goliardiche e avventurose. Ma il calcio prese campo, arrivarono squadroni veri a lottare contro il Piombino, persino l’Orbetello che faceva la Prima Divisione e tutti lo temevano.
Il campetto di Sansone finì per non bastare e per essere del tutto inadeguato a contenere (dietro le corde) tutto il pubblico che amava il nuovo sport. Cresceva anche Piombino, d’altra parte, le ferriere davano lavoro - tra ILVA e Magona - la città era sempre più popolata, il binomio pane e fumo andava alla grande. Fu così che l’ILVA concesse un terreno davanti ai suoi stabilimenti dove nacque il Campo Sportivo Giuseppe Salvestrini, intestato a un (presunto) martire del regime fascista, ucciso durante scontri di piazza. Vediamo chi era il nostro Salvestrini. In data 11 giugno 1922 avvenne un grave fatto di sangue, davanti alla fiaschetteria della Pisana, in via Ferruccio, mentre due ubriachi si picchiavano e il vicecommissario di polizia Nicola Landiano tentava di dividerli. La confusione fu tale che alcuni colpi di pistola partiti dalla folla ferirono il poliziotto e uccisero uno studente, il diciassettenne Giuseppe Salvestrini, spettatore della rissa. Il ragazzo era iscritto al Partito Fascista (come molti piombinesi, forse per necessità), la versione di parte fu che un comunista avesse preso la mira sparandogli a bruciapelo.
Il funerale di Salvestrini fu celebrato il giorno dopo, in forma solenne, parteciparono tutte le autorità cittadine, il partito fascista al gran completo, le associazioni sportive e culturali, il circolo cattolico, persino la banda cittadina e la direzione di Magona e Altiforni.
Lo storico Gianfranco Benedettini - recentemente scomparso - ci disse: “Giuseppe Salvestrini divenne il martire che i fascisti cercavano in ogni luogo. A Venturina trovarono Libero Turchi, ad esempio. Non si sa se il giovane nutrisse idee fasciste o social comuniste, ma servì allo scopo. A lui fu intitolato l’ormai scomparso campo sportivo, quello con la pista a curve rialzate dove ha giocato per anni l’Unione Sportiva Piombino prima della costruzione del Magona”.
Il Salvestrini si trovava sulla sinistra di Corso Italia, di fronte all’attuale ristorante McDonald e all’ex concessionaria Volpi, che si incontrano all’ingresso della città, proprio sotto le (odierne) inferriate che separano la strada dalla fabbrica. Il Salvestrini era uno stadio vero, aveva il velodromo in cemento per le corse in bicicletta, una sorta di tribuna scoperta, dei veri spogliatoio con docce, curve rialzate in cemento, gradinate per i posti popolari, una biglietteria in muratura. Il Salvestrini era dotato di illuminazione artificiale, vi si svolgevano anche in notturna incontri di calcio, gare ciclistiche, di atletica leggera, saggi ginnici. Il velodromo era uno dei più importanti dell’Italia ciclistica del tempo, su quella pista si videro correre Linari, Di Paco, Alfonsina Strada, Girardengo, Binda, Mara, Piemontesi, Guerra, Bini, Bizzi, Bartali, Cinelli …
Lo stadio divenne sede dell’Unione Sportiva Piombinese Sempre Avanti nata dalla fusione tra Unione Ginnastica Sempre Avanti e Unione Sportiva Piombinese (USSAP). Abbiamo traccia di questo fatto storico da una delibera del Consiglio comunale datata 7 febbraio 1923 con la quale viene stanziato un contributo di Duemila lire a favore della società. Il Salvestrini ha ospitato negli anni Trenta anche concorsi bandistici e opere liriche (Carro di Tespi). Cominciano le prime partite vere nel Campionato di Terza Divisione in uno stadio dove non ci sono porte e reti di fortuna ma tutto profuma di moderno.
Il Salvestrini fu inaugurato calcisticamente il 20 agosto 1924, con una partita contro il blasonato Livorno del grande Magnozzi. Il Piombino perse 4 a 0 ma era scontato. Il Salvestrini c’è stato fino al 1938, anno di chiusura - non è dato sapere il motivo - della Sempre Avanti, ma erano anni bui e soffiavano venti di guerra. La demolizione del Salvestrini è datata 1939 per consentire l’ampliamento dell’attività siderurgica a scopi bellici. Piombino rimase senza campo e senza squadra, anche se nel 1939/40 una squadretta locale prese parte a un campionato di Propaganda (contro squadre della zona) in un campetto chiamato Sotto Frati (c’è ancora!), accanto alla Chiesa dell’Immacolata. Il calcio a Piombino rinasce dopo gli anni della guerra, il 29 gennaio 1945 viene costituita l’Unione Sportiva Piombino che disputa la Coppa Cateni contro squadre limitrofe.
Le partite casalinghe venivano giocate sul nuovo campo sportivo, ancora un campetto diroccato, ritagliato dal niente sulla via che conduce al porto, quello che diventerà lo Stadio Magona, il manto erboso più bello della Toscana, dopo il Comunale di Firenze.
Lo Stadio Magona nasce nel 1938, costruito dal principale finanziatore del calcio piombinese, ma fino al dopoguerra il suo aspetto non è dei migliori. Da un campo di fortuna nasce la sede del Dopolavoro Magona, uno stadio con pista per atletica in terra battuta, tribune solatie in lamiera di Magona (oltre 600 posti), curva lato Tolla Bassa, gradinata a Sud-Est. Capienza globale 12.000 spettatori, che nella gara della nostra storia, quel Piombino - Roma 3 a 1, del 19 novembre 1951, quasi una leggenda, vengono persino superati. Il progetto dello Stadio Magona è dell’ingegner Ugo Giovannozzi, segue lo stile classico dell’arte razionale, con ingresso e biglietteria in Viale Regina Margherita, una palazzina stile neoliberty che contiene spogliatoi, infermeria e sala scherma, quindi arriviamo al resto dei settori dello stadio.
Lo Stadio Magona aveva tre ingressi (via Salgari, via Gori e viale Regina Margherita), un sottopassaggio storico (c’è ancora) e una tribuna affascinante, pur divenuta obsoleta e pericolante con il passare del tempo. La leggenda narra che le poltrone di colore verde della tribuna siano state costruite prendendo come calco il voluminoso sedere di un operaio di Magona … per questo erano così comode! Il valore storico dello Stadio Magona, adesso da ristrutturare perché ridotto al fantasma di se stesso, è dovuto al progetto di Ugo Giovanozzi (Firenze, 18 settembre 1876 - Roma, 30 settembre 1957), un nome importante dell’architettura italiana. Laureato in ingegneria civile, dirigente della Fondiaria Assicurazioni.
Ricordiamo tra le opere del Giovannozzi gli stabilimenti termali di Montecatini Terme, le sedi del Monte dei Paschi di Firenze, Montecatini e Roma, il Palazzo della Galleria a Livorno, l’Ospedale Forlanini di Roma, la nuova sede della Fondiaria a Firenze, tutte le case e gli uffici per gli operai della Magona a Piombino. Per noi resta l’architetto dello Stadio Magona, il più bel campo di calcio del mondo...
Nota a margine: Gianfranco Benedettini ha scritto Cinquant’anni in nerazzurro, uno stupendo libro pubblicato da Il Telegrafo in occasione dei cinquant’anni dell’Unione Sportiva Piombino, un testo fondamentale per capire l’evoluzione del calcio nella nostra città e la sua parabola decadente. Un libro che sarebbe opportuno ristampare, pure se i tempi non sono più quelli del 1971 e l’interesse della città per il calcio locale è modesto. Molte notizie qui riportate sono frutto della lettura di quello splendido libro. Oggi la società che veste la gloriosa maglia nerazzurra si chiama Atletico Piombino, dopo alcuni anni passati in tristi acque è salita in Eccellenza, prima categoria dilettantistica, quindi è retrocessa in Promozione, categoria nella quale vivacchia da alcuni anni, sempre in zona retrocessione. Sono lontani i tempi della serie B, pure quelli delle sfide in Quarta Serie contro Cecina e Rosignano sono solo lontani ricordi. Lo Stadio Magona ha scongiurato un destino di demolizione a vantaggio di un centro commerciale, anzi pare che siano stati stanziati 4 milioni di euro per ristrutturarlo, visto che si tratta di un’opera d’arte concepita da Ugo Giovannozzi. Ci sono nato allo Stadio Magona, da piccolo abitavo in via del Chiassatello, ci passavo interi pomeriggi a giocare a calcio e a veder partite. Lo Stadio Magona non può fare la fine del Sempione o del Circolino delle Acciaierie, non lo possiamo veder morire noi che abbiamo passato l’adolescenza su quelle gradinate basse e strette, che ci siamo sfiniti a correre su quel prato sognando un futuro da calciatori.