Lavoro

Aferpi, incertezza anche per le addette alla mensa

A sollevare la questione è Massimo Lami (Usb Piombino) che chiede alle istituzioni un cambio di passo anche per l'indotto

Foto di repertorio

"Gli addetti alla mensa Aferpi preparano la valigia? Sono una trentina le dipendenti dell'azienda che fornisce i pasti ai lavoratori Aferpi e trapela la notizia che se entro il 31 dicembre non gli sarà concessa la cassa integrazione o un prolungamento della solidarietà sarà ancora una macello sociale in Val di cornia". Questo quanto riferito da Massimo Lami (Usb Piombino) che evidenzia l'incertezza in cui versa l'azienda che ha in appalto il servizio mensa nelle acciaierie.

Se l'azienda lascerà l'appalto, il passo successivo sarebbe quello dei licenziamenti dei dipendenti e la perdita degli ammortizzatori sociali.

"Ci attende un futuro sempre più buio, quindi l'unico spiraglio è l'intervento della regione visto la vicenda Aferpi. Alla mensa un cuoco guadagna circa 1.000 euro netti al mese. Quasi tutti gli addetti alla mensa e alla distribuzione dei pasti sono donne impiegate part-time con uno stipendio medio di 450 euro che può variare a seconda delle ore di lavoro. - ha aggiunto Lami - Chiediamo un intervento di tutte le istituzioni sia locali che regionali per poter risolvere un problema che colpisce direttamente le lavoratrici".

Dopo quello delle addette alle pulizie si scrive un nuovo nome sul libro nero dell'indotto. "Il Governo deve decidersi una volta per tutte perché esiste Piombino ed esistono anche i suoi lavoratori", ha concluso Massimo Lami.

Nel merito sono entrati anche le Rsu e Segreterie Filcams-Cgil e Ugl terziario che da mesi seguono la vicenda delle lavoratrici delle mense e delle pulizie di Aferpi (leggi gli articoli correlati).