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L'addendum, Jindal e quella richiesta di Rebrab

Acciaio e occupazione, erano questi i punti fermi che avrebbero dovuto salvare il polo siderurgico piombinese. Ora tutti i nodi vengono al pettine

Gli affari di Rebrab sembrano scricchiolare anche in Brasile. La notizia è stata battuta dagli organi di informazione locali e riguarda proprio l’intenzione dell’algerino di trasferire l’altoforno per l’insediamento industriale. A questo si aggiungerebbe la notizia, riportata dal quotidiano Il Tirreno, della richiesta da parte di Issad Rebrab a Jindal, sul quale aleggerebbe un interesse per il polo piombinese (leggi gli articoli correlati), di 170 milioni di euro. Soldi che l’algerino avrebbe speso fino a oggi e che farebbero parte di una più ambia trattativa legata alle sorti dell’acciaieria.

Ad agosto quasi concluso, inoltre, è possibile appurare che la prima scadenza dell’addendum non è stata rispettata. Le stesse Rsu, in una nota, avevano espresso tutti i loro dubbi dal momento che per il treno rotaie non ci sono stati cenni di ripartenza (leggi l’articolo correlato) e tantomeno sull’arrivo dei semiprodotti. Novità in questo senso potrebbero arrivare durante la settimana, gli stessi sindacati si erano impegnati a chiedere aggiornamenti per scongiurare una “partenza di facciata”.

Se l’addendum, con le sue scadenze e i nuovi step, aveva dato l’idea di una nuovo punto e capo per il futuro del polo piombinese, adesso gli animi sono sempre più titubanti tanto che le Rsu Aferpi e Piombino Logistics chiederanno una convocazione al Ministero dello Sviluppo economico per sciogliere i dubbi, prima di tutto su produzioni e partnership.

Per la Fiom, infine, stando a un post diffuso su Facebook, non si dovrebbero perdere di vista due obiettivi per loro fondamentali: produzione di acciaio e occupazione.