"Le città si desertificano per molteplici ragioni: crisi economica e mancanza di prospettive, relativa crisi demografica, chiusura di spazi di aggregazione, perdita d’identità e del senso di appartenenza e molto altro. Tutto questo tende a favorire l’aumento delle disuguaglianze, culturali ed economiche, la crescita dell’odio sociale, l’insinuarsi dell’ illegalità nelle pieghe del degrado e della decadenza con la creazione di un conseguente clima di sfiducia e di paura che può minare le basi di una società civile. Questo è quello che sta succedendo a Piombino, non da ora ovviamente".
Il gruppo "Piombino Domani" interviene sull'aggressione di gruppo avvenuta lo scorso sabato agli stand di street food di viale del Popolo.
"Sono processi lenti ma è innegabile che negli ultimi anni il fenomeno sia diventato sempre più evidente, - proseguono dal gruppo - inutile negarlo o sottovalutarlo come fa l’attuale amministrazione comunale che da sei anni dovrebbe amministrare questa città guidandola verso un rinnovamento, concretizzatosi in realtà solo in un netto peggioramento. D’altronde la sottovalutazione del problema è insita in un modo di concepire il proprio ruolo amministrativo e politico, da parte di chi non è interessato a incidere o a ricostruire davvero una società nell’interesse generale, ma solo ad apparire, a propagandare, a semplificare, a chiudere, a escludere, a distrarre l’attenzione su argomenti inutili (si veda il passaggio alla provincia di Grosseto)".
"L’episodio violento e increscioso di sabato scorso, anche se non è stato il primo, ha fatto capire ancora meglio la crisi in cui versa questa città, la stessa crisi che cerchiamo di evidenziare da tempo e che l’amministrazione comunale continua a negare, a non vedere, senza farsi carico di niente come invece sarebbe responsabilmente richiesto.Il risultato è che si sono persi degli anni invano. Piombino ora è una città chiusa, senza progettualità, con un tessuto sociale disgregato. E’ un territorio che, pur nelle difficoltà economiche che sta vivendo, avrebbe notevoli potenzialità, per le sua storia, le sue vocazioni millenarie legate alla lavorazione del ferro e poi dell’acciaio, per il suo porto, per la bellezza del suo territorio. Ci troviamo davanti a un potenziale di aree dismesse da riutilizzare, edifici pubblici da ricostruire e da ripensare, se solo ci fosse una visione e un reale interesse e un amore per questo territorio. Invece si assiste sistematicamente alla chiusura degli spazi pubblici e all’abbandono del patrimonio culturale (castello, cinema, teatro, centro giovani, museo del mare, parchi, giardini ecc.), alla trascuratezza della città e all’abbandono del tessuto commerciale ormai allo stremo, alla totale mancanza di progettualità nei confronti del tessuto produttivo ed economico, alla crisi di modelli un tempo virtuosi come quello della Parchi Val di Cornia. Questi anni sarebbero stati importanti e decisivi per imporre una diversa impronta che non c’è stata.I casi di violenza e di inciviltà profonda, sono pertanto legati anche a tutto questo. Serve certamente reprimere ma parallelamente serve soprattutto costruire un sistema di anticorpi sociali, fondamentali per arginare il diffondersi di queste situazioni. Ora è sicuramente più difficile rispetto a una decina di anni fa, anche perché allora, diversamente da quello che si dice, c’era un’indiscutibile attenzione verso le questioni legate alla solidità sociale e alla partecipazione. Adesso c’è da recuperare ed è necessario uno scatto d’orgoglio da parte di tutti coloro che ancora credono nella valori sani della solidarietà e dell’inclusione, società civile, enti pubblici, cittadini singoli, forze politiche, per lavorare in maniera congiunta, tornare per le strade, riappropriarsi degli spazi perduti, non cedere alla rassegnazione. Occupiamoci delle cose serie e non delle solite distrazioni di massa", concludono dal gruppo "Piombino Domani".