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Chiesa dei frati

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia “Chiesa dei frati” di Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni

Chiesa dei frati (Foto di Riccardo Marchionni)

Chiesa dei frati - chi l’ha mai chiamata Immacolata? - perduta nella sera, intravista dietro un’inferriata, tra lecci, sterpi, canne, brevi rintocchi di campane. È una sera piena di pensieri, dalla Casa del fanciullo del passato, dove un tempo servivano granite al tamarindo in un vecchio chalet abbandonato.

Ricordo milioni di partite nel campino sassi e terra, il nostro mondo, a picco su scogliere; e quante sbucciature nei ginocchi, quante tute rammendate per goffi tentativi di parate. Da quella grata in ferro intravedo occhi di bambino che ha appena finito il suo gelato e a catechismo non vorrebbe andare. Lui è qui solo per la partita, per il calcio balilla, per il flipper – quello dei record segnati con la biro - che va in tilt quando lo muovi troppo, per la pista di pattinaggio che proprio non sa usare che è solo un campo di calcetto riadattato. Il bimbo ride, scaccia i suoi pensieri, poi vede il pallone cadere dall’alto sui bastioni, verso Cittadella, su quelle mura disegnate da Leonardo. Ma non le conosce mica queste storie, per lui c’è solo un mondo da emulare, esistono maglie nerazzurre e il ricordo di Mazzola in riva al mare. E se ne va, mogio verso casa, sudato e affranto senza il suo pallone, tra un stanco rintocco di campane, verso il suo mondo, latino da studiare, treni che corrono, sogni evanescenti. Tanto c’è tempo, pensa.

Tanto il giorno dopo il solito rintocco di campane sarà compagno ancora di partite, tra scoglie e sassi, isole lontane, vento di libeccio, squadre improvvisate. Fino al tuffo del sole in mezzo al mare, Elba negli occhi, greco da studiare…