Politica

Città europea dello sport, sì ma a quale costo

Se lo domanda il consigliere Ferrari che vuole fare una valutazione tra costi e ricavi considerato che tutto ruota sul ritorno di immagine

Francesco Ferrari

A proposito della candidatura di Piombino a città europea dello sport, il consigliere comunale Francesco Ferrari (Fratelli d'Italia) fa qualche conto in tasca all'Amministrazione comunale sulle spese sostenute.

"Sia ben chiaro: - ha tenuto a precisare Ferrari - lungi da noi sollevare una misera e sterile polemica sulle spese che il Comune di Piombino ha sostenuto o sosterrà per alcuni eventi. Non lo abbiamo mai fatto e mai lo faremo. Eppure capita che questo tipo di polemiche finiscano alla ribalta dei media un po’ su tutto il territorio nazionale; è l’involuzione della politica ma, al tempo stesso, la scarsa propensione delle istituzioni locali alla oculatezza nello spendere soldi che, merita ricordarlo, appartengono alla comunità".

Quindi, se da un lato è lecito credere nello sport come volano per il turismo locale e negli eventi sportivi come forma diretta di pubblicità, dall'altro per il consigliere Ferrare è "altrettanto legittimo, se non doveroso, fare una valutazione del rapporto costi-ricavi".

"A tal proposito, - si legge in una nota - balza agli occhi il costo che l’amministrazione ha sostenuto per il tentativo di record di Stefano Makula del 3 Settembre scorso. Il Comune ha pagato all’atleta la somma di 8mila euro, a cui si sono aggiunte spese per l’organizzazione per altri 5 o 6mila euro. Valutazioni simili devono al contempo essere fatte per l’impegno che Piombino ha assunto per concorrere a divenire città dello sport 2020; trattasi infatti di una sorta di concorso a livello europeo che alle casse del Comune costerà complessivamente qualcosa come 90mila euro e che, anche laddove la nostra città dovesse riuscire a battere la concorrenza delle altre cinque sedi italiane tuttora in corsa, non porterà alcun premio perché premi economici od incentivi non sono previsti".

"Tutto ruota allora sul ritorno di immagine, e non sarebbe corretto bandire aprioristicamente le scelte di un’amministrazione indirizzate ad investimenti sull’immagine della città. - ha concluso il consigliere - Tuttavia, nei due percorsi sopra citati viene da chiedersi se l’impegno di spesa è proporzionato ai benefici potenziali, tenendo di conto peraltro che i periodi delle vacche grasse sono finiti da tempo ed i Comuni devono soppesare le scelte per salvaguardare le priorità e le esigenze di una comunità".