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Covid-19, "come si protegge chi non ha casa"

Se lo domanda la Rete Solidale Antirazzista rispetto alle condizioni che i senza fissa dimora e i servizi di accoglienza sono chiamati a fronteggiare

Foto di repertorio

"Restiamo a casa, vale per chi la casa ce l'ha. Con questa frase polemica vorremmo sottolineare il fatto che nel nostro territorio comunale ci sono persone che la casa non ce l'hanno: persone senza fissa dimora e persone che sono state espulse dal sistema di protezione internazionale e che sono ormai degli invisibili senza né risorse né diritti". A sollevare la questione è la Rete solidale e antirazzista Piombino.

"Alla fine di Ottobre, in un incontro con l'assessore competente, la Rete Solidale Antirazzista aveva posto il problema della necessità di un'indagine conoscitiva sugli espulsi dal sistema dell'accoglienza e di un tavolo sull'immigrazione, in quanto ci risultavano persone che dormivano all'aperto anche con bambini, sottolineando la necessità di concedere l'iscrizione anagrafica da cui consegue il diritto all'assistenza sanitaria. Nonostante una lettera a metà Dicembre e una successiva richiesta di incontro, non abbiamo avuto risposte. Riteniamo necessaria una riflessione urgente sulla condizione che le persone senza fissa dimora e i servizi di accoglienza sono chiamati a fronteggiare". 

"In emergenza coronavirus, cosa succede a queste persone? - si domandano - La mensa della San Vincenzo è chiusa e porta i pacchi viveri a casa, l'indicazione sanitaria è di rivolgersi al medico curante e non al Pronto Soccorso. E chi non ha casa ne medico curante? Come riusciranno, queste persone che non hanno un'abitazione, ad affrontare un potenziale isolamento o semplicemente le precauzioni igieniche raccomandate? E' stato previsto qualcosa in questo senso? Passiamo alla situazione, certo migliore, dei richiedenti asilo nei centri di accoglienza. In questi centri c'è una oggettiva difficoltà a mantenere le distanze fra gli ospiti, soprattutto nell'accesso alle aree comuni e alla ristorazione. Ci domandiamo se i servizi attuali siano in grado di garantire l'isolamento e l'assistenza agli ospiti se vi fossero casi di positività al virus, perchè nel caso in cui anche un solo ospite si ammalasse, il rischio di contagio coinvolgerebbe tutti con notevoli problematiche a mantenere una quarantena o addirittura l'apertura del servizio stesso. Chiediamo uno sforzo che sia orientato al mantenimento dei servizi in sicurezza e la predisposizione di luoghi di potenziale auto-isolamento per le persone senza dimora che dovessero ammalarsi; che preveda e faciliti la distribuzione presso i centri di presidi come maschere, guanti e gel; che prenda in considerazione che la vita dei centri di accoglienza possa cambiare in termini di orari e procedure, in modo da fare fronte a questo momento di crisi con la necessaria flessibilità anche amministrativa, attenendosi sì al rispetto della distanza minima di sicurezza e al contingentamento dell’afflusso delle persone negli ambienti unici, ma soprattutto cercando anche di ridare conforto e vicinanza a chi, senza casa e senza famiglia, sta in questi giorni vivendo momenti di particolare tensione e di paura sentendosi ancora più isolato".