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Dé, te lo cicchi!

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia "Dé, te lo cicchi!" di Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni

Vista su Piombino (Foto di Riccardo Marchionni)

òDé, te lo cicchi! Un modo di dire forse perduto ma che ha attraversato la mia infanzia e parte dell’adolescenza. Il Vocabolario Treccani della Lingua Italiana conosce una voce del verbo ciccare, intransitivo e transitivo, ausiliare avere (io cicco, io ho ciccato…), che deriva dal francese chiquer, radice onomatopeica che imita il rumore della masticazione, infatti il significato proprio (intransitivo) è masticare tabacco o un mozzicone di sigaro. Esempio: mio nonno ciccava. Per estensione sta anche per sputare per terra (soprattutto al nord) e far cadere la cenere da una sigaretta. In tempi moderni, anche masticare chewing-gum, che in italiano si traduce gomma da masticare - cingomma (popolare) - ma anche cicche. In senso figurativo, sempre intransitivo, starebbe anche per rodersi dall’invidia, stizzirsi, indispettirsi, mangiarsi il fegato, struggersi per l’invidia, ergo ciccarsi dalla rabbia. Esempio: mi vuoi proprio far ciccare dall’invidia? In accezione sportiva (usato transitivo), nello specifico calcistico, si parla di ciccare il pallone, cioè mancare la sfera, non riuscire a colpirla e/o a controllarla, ergo in senso lato sbagliare clamorosamente, fallire del tutto, ciccare il bersaglio, fare un buco nell’acqua. Il significato del parlato piombinese, in certi casi, parte dal godimento ottenuto dalla masticazione del tabacco per finire con il senso di invidia da far provare agli altri per una cosa particolarmente buona o bella che si vuol mettere in evidenza. Dé, te la ciccheresti! Come dire: la vorresti questa cosa, ma tanto è mia, col cavolo che te la do, non te la faccio vedere nemmeno di striscio. Tra bambini chi non ha mai detto (negli anni Sessanta, eh?): Il mio gelato è più buono del tuo, cicca cicca! Ma anche: Questo gelato te lo ciccheresti, eh? Non ne ho mai mangiati di così buoni!

A Piombino ho sentito usare tale espressione in diverse declinazioni, sia alimentari (Dé, te lo cicchi un dolce come questo!) che sportive (Dé, te la cicchi una squadra così forte!), passando per l’abbigliamento (Te la ciccheresti questa cravattina!) e lo spettacolo (Te la cicchi una commedia così ganza!). La filastrocca toscana usata per addormentare i bambini - Cicchi cicchianni / andiamo a San Giovanni - credo che non c’entri proprio niente con l’uso della voce del verbo ciccare praticato in quel di Piombino. I nostri vecchi usavano il verbo ciccare, accezione transitiva, in maniera piuttosto impropria, quasi opposta al significato italiano. Ricordo di averlo sentito usare a proposito di un possibile fidanzato per una bella ragazza, ma improbabile come tipo, per dirle con ironia: Dé, te lo cicchi quello! Te lo chiccheresti!. L’uso popolare che ne abbiamo sempre fatto in Bassa Maremma non è positivo, i nostri anziani l’hanno sempre usato per definire una persona che va oltre le aspettative, che fa meravigliare. In certo casi si dice: Dé, te lo cicchi quello! Il mio amico Piero Padovani riferisce alcuni esempi pratici che avrebbero fatto la felicità di Franco Micheletti. Bruno Tiradiritti, per esempio, non era certo un lavoratore, ma scansava ogni tipo di fatica, per questo motivo quando parlava di un grande lavoratore, con ironia diceva: Dé, te lo cicchi quello!. Non lo invidiava di sicuro … Se si parlava di Jimmy il Moro che andava sempre a donne ed un vero tombeur de femmes, si diceva: Dé, te lo cicchi quello! Il senso in cui veniva usato il verbo ciccare era prettamente ironico, per definire una persona che era il contrario di quel che avrebbe dovuto essere, in definitiva personaggi amplificati nel loro modo di porsi, eccessivi, fuori dal comune. L’espressione non voleva esaltarli, ma veniva usata su individui strani, singolari, non certo nella norma. In tempi di grande uso e abuso del verbo cliccareci pareva divertente riportare in auge il desueto verbo ciccare!