Dissalatore

“I dissalatori si fanno dove servono e se servono”

Lo ha ribadito Legambiente dopo la proposta avanzata da Asa di realizzare un dissalatore a Piombino a servizio anche dell’Elba

Foto di repertorio

Nell’ambito della conferenza finale Life Rewat sulla tutela dell’acqua in Val di Cornia è stato presentato un piano di azioni, tra queste Asa ha esposto il progetto di un dissalatore a Franciana e una seconda condotta sottomarina per l’Elba.

“Un progetto che non è stato presentato e discusso neppure con le amministrazioni comunali, socie di maggioranza di Asa”, ha sottolineato Legambiente Valdicornia e Arcipelago che in più occasioni ha dimostrato di non essere pregiudizialmente contraria a moderni dissalatori, ma ha anche sempre detto che devono essere fatti quando servono e dove servono, come accaduto anche nelle isole minori dell’Arcipelago Toscano, per garantire l’autonomia idrica”.

“L’acqua è e sarà un elemento sempre più scarso e prezioso, all’Elba come in Val di Cornia e nel resto della Toscana, ma il dissalatore è un progetto inutile per la situazione idrica della Val di Cornia e doppiamente energivoro per l’energia che occorrerebbe anche per spingere l’acqua fino all’Elba. - ha evidenziato Legambiente - Inoltre i costi della costruzione di un’altra condotta sottomarina, fanno lievitare i costi e le bollette per i cittadini. Naturalmente, nel percorso virtuoso di Rewat questo progetto non è stato inserito, anche dietro le proteste di Legambiente, per l’atteggiamento scorretto di Asa”.

Le motivazioni illustrate da Asa durante il convegno sono riconducibili ai fabbisogni idrici dell’Elba durante il picco dell’estate. Come riferito da Legambiente per Asa un impianto così costoso non poteva essere fatto all’Elba, in quanto avrebbe funzionato solo per poche settimane. Da qui la scelta di farlo a Piombino a Franciana, così sarebbe servito anche per la Val di Cornia.

“Se un dissalatore è necessario in un territorio è lì che bisogna farlo. - hanno commentato - La scelta di fare un dissalatore da 28 milioni di euro in continente per mandare l’acqua su un’isola non è molto diversa dal costoso e inefficiente rifornimento con bettoline ai tempi delle ricorrenti crisi idriche elbane, che sono cessate solo con la costruzione del collegamento idrico con la Val di Cornia. Si tratta di una filosofia totalmente contraria a quella espressa dai vari componenti del percorso partecipativo Rewat e questa esperienza; non è certo un esercizio intellettuale, ma l’indirizzo amministrativo che viene dato”.

“Se per l’Elba il dissalatore di Lido di Capoliveri non è sufficiente per assicurare l’autonomia idrica dell’Isola, - hanno aggiunto - si mettano in atto tutte le soluzioni possibili e disponibili, anche nel contesto del cambiamento climatico che colpisce l’Arcipelago e la Val di Cornia”.

Per fare questo Legambiente propone un percorso partecipato anche all’Elba, per esaminare progetti di ravvenamento di falde, risparmio e razionalizzazione delle risorse idriche, separazione delle acque chiare e scure, realizzazione di depuratori a norma in tutti i Comuni e riutilizzo dell’acqua depurata, diminuzione radicale delle perdite della rete idrica, censimento dei pozzi e lotta all’abusivismo idrico, compresa la captazione abusiva di sorgenti, stop alle licenze per le piscine di acqua dolce e quant’altro che potrà venir fuori dal confronto.