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​È proprio uno gnegnerino

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia “È proprio uno gnegnerino” di Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni

Piombino (Foto di Riccardo Marchionni)

Il termine vernacolare gnegnerino non ha niente a che vedere con la lingua italiana, non deriva dal toscanismo fiorentino gnegnero, trasformazione scherzosa e familiare del sostantivo ingegno, che significa buon senso, criterio, giudizio. Si usa spesso in frasi negative. Esempio: Se avesse un po’ di gnegnero non finirebbe sempre nei pasticci. A Piombino gnegnero, invece, non sta per raziocinio ma per lamento assillante e insistente, come la goccia che scolpisce la roccia e la corrode; un tipo gnegnerino va tenuto a debita distanza se vogliamo vivere tranquilli, perché farà di ogni discorso un pretesto per lamentarsi di qualcosa. Esempio: “Mi sembrava una personcina così ammodo, così carina, invece era una gnegnerina. Mamma mia, mi ha fatto due palle!”. Ergo, il nostro gnegnerino è una delle più classiche onomatopee, il termine deriva dal suono che fa il lamento dei bambini, anche nei fumetti, genere onomatopeico per eccellenza: gnè, gnè … Lo gnegnerino (declinabile al femminile e al plurale) è il soggetto incontentabile, soprattutto la persona che vorrebbe sempre qualcosa in più di quello che possiede, ma anche chi tende a scassarti gli zebedei intonando il lamento di sempre, in tutte le salse possibili e immaginabili. Noioso all’inverosimile, lo gnegnerino tende a colpevolizzare l’interlocutore per la sua situazione personale, per un insuccesso che perdura nel tempo, per un’attività che non ingrana, nonostante ripetuti tentativi.

Aggiungiamo che nel parlato popolare lo gnè gnè è riferito a tutto ciò che è caramelloso, sdolcinato, zuccherosamente indolente, lezioso fino alla nausea, appiccicosamente adulatorio e del tutto inutile. Da ragazzi c’era chi aggiungeva la vocale e di gnè gnè alla parola mamma, trasformandola in memme. Veniva chiamata memme la donna che, aspettando i figli davanti alla scuola, era capace di discutere a lungo su particolari inutili con chi aveva la sventura di starle accanto, dalla foggia del cappellino al tacco delle scarpe, passando per l’ultimo serial televisivo. Vivere gné gné è uno stile di vita, un modo di approcciare la realtà.

Esempio finale, desunto dalla vita quotidiana. Mercato mensile dell’artigianato in corso Italia, assegnazione dei posti agli esercenti. Lo gnegnerino si lamenterà all’inverosimile di tutte le cose possibili e immaginabili: “Il mio posto è esposto al vento; sono in una zona dove non passa nessuno; il mio vicino di banco vende prodotti simili; oggi non passa gente; a Piombino non ci sono soldi; tra poco piove, me lo sento; era meglio se non venivo; se stavo a letto guadagnavo un tanto …”. La fantasia personale può sbizzarrirsi sulle infinite possibilità di lamento che possono essere messe in atto da un animo umano votato allo gnegnerismo.