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L’edicola della signora Adorna

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia "L'edicola della signora Adorna" di Gordiano Lupi

L’edicola della signora Adorna conserva un posto importante nel mio cuore. E ogni volta che ci ripenso mi sembra di ricordare il profumo di carta stampata frammisto all’aroma di caffè e pasticcini che di buon mattino proveniva dal bar della stazione. 

L’edicola della signora Adorna era la rivendita di giornali di quella che un tempo era la florida e vitale stazione di Piombino, dalla quale partivano treni a ogni ora del giorno, per lo più diretti a Campiglia e al Porto, alcuni persino a Pisa e Firenze senza fare cambi intermedi. Era la mia edicola, vivevo nella casa cantoniera di via del Chiassatello, mio padre lavorava in ferrovia, il posto più vicino per comprare fumetti era proprio quello. Ricordo come un sogno di aver scoperto in quel chiosco L’Uomo Ragno Corno, era il numero sei della rivista di un personaggio da poco sbarcato in Italia che sarebbe diventato l’eroe della mia fanciullezza, in quell’albo era impegnato a sconfiggere Lizard, un lucertolone gigante. Da quel giorno il mio simpatico Uomo Ragno di quartiere l’ho sempre comprato dalla signora Adorna, che me lo teneva da parte, insieme a Devil, Thor e I Fantastici Quattro. 

Il chiosco della stazione era anche l’edicola di mio padre che ci comprava Il Telegrafo (non aveva ancora cambiato nome in Tirreno) o La Nazione, giornaloni enormi - per me bambino - che profumavano d’inchiostro e carta da macero. Tu pensa che ancora oggi quando leggo un fumetto, specie una ristampa anastatica dei supereroi Marvel, mi metto ad annusare le pagine e mi sembra di sentire il profumo del tempo passato, l’aroma buono della carta colorata degli albi preferiti.

La signora Adorna aveva di tutto, ben disposto su mensole ordinate: piccoli giochi per bambini, fumetti per i più piccoli, buste a sorpresa con le rese di magazzino, albi di Topolino e Tiramolla, una vera invasione colorata dipingeva uno spaccato di stazione. L’edicola si spalancava di buon mattino come la nicchia dei desideri, una dispensa di sogni per noi bambini che il tempo lo passavamo giocando e leggendo fumetti. La signora Adorna aveva una parola buona per tutti, ti regalava un sorriso, insieme al sogno su carta colorata che ti avrebbe portato per qualche decina di minuti alla scoperta d’un mondo fantastico. Quando la nipote Silvia mi ha fatto avere le foto della nonna all’interno dell’edicola, subito è scattata la magia del ricordo, collegata a quella del chiosco dei fratelli Terzi (Aldo ed Elisa), in piazza Gramsci, vicino alla ferrovia.

Erano i tempi che c’erano le edicole. Erano i tempi che si vendevano un sacco di giornali e riviste, che facevano capolino da ogni angolo dei negozietti cittadini. Erano i tempi che i ragazzini leggevano, magari fumetti (così osteggiati dai soloni della cultura), ma leggevano. Erano tempi magici di scoperte impossibili, quando ancora il mondo non era stato rinchiuso in una scatoletta connessa via Internet ventiquattro ore su ventiquattro.