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Recupero ecoballe, appello alla Protezione civile

Pur comprendendo il particolare momento legato all'emergenza sanitaria, il sindaco ha scritto al Capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli

Foto di archivio

“Pur comprendendo il contesto emergenziale e le conseguenti problematiche di cui la Protezione Civile è investita, è essenziale un celere intervento per porre rimedio ad un problema ambientale, quello delle ecoballe, di enorme rilievo per il canale di Piombino”. Con queste parole il sindaco Francesco Ferrari ha scritto al Capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, e al Prefetto di Livorno, Gianfranco Tomao, sollecitando un suo urgente intervento affinché sia garantita la continuità operativa dell’ufficio deputato al recupero delle ecoballe disperse nel 2015 nel canale di Piombino e sia rispettato il cronoprogramma stabilito.

L’intervento odierno segue l’appello fatto dal sindaco al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, a fine febbraio.

“A seguito della contestazione da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) della nomina del contrammiraglio Aurelio Caligiore a commissario straordinario del governo, - ha proseguito il sindaco Ferrari - tutte le attività che erano già iniziate, volte al recupero delle ecoballe ancora presenti nel nostro golfo, sono state bloccate.
Poiché il piano di intervento per il recupero delle ecoballe è pronto nel dettaglio, sarebbe sufficiente l'emanazione di un'ordinanza di Protezione Civile per sbloccare questa situazione di stallo, confermando il Contrammiraglio Caligiore o nominando una nuova figura commissariale con poteri straordinari, al fine di proseguire nell’attività e poter indire il bando di gara entro aprile 2020”.

“Il Consiglio Comunale di Piombino, nella seduta del 17 febbraio 2020, all’unanimità, ha espresso preoccupazione per la permanenza di questa bomba ecologica di fronte al Golfo di Piombino. - ha ricordato l’assessora all’Ambiente Carla Bezzini - Oltre 40 balle giacciono ancora nei fondali marini ed il loro stato di conservazione si è nel tempo alterato: la loro rottura comporterebbe la dispersione di microplastiche nel mare con danni incalcolabili per l'ecosistema marino, il mercato ittico, le spiagge e l'economia turistica. Quella massa di microplastiche, che ormai mostrano segni di sfaldamento, rappresentano una minaccia per l'arcipelago toscano, cuore del Santuario Internazionale dei Cetacei, ma anche un terribile pericolo per la nostra economia già fortemente provata dall’emergenza Coronavirus”.