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Fabrizio Benemei, una vita da mediano

Ha giocato nel Piombino dei miei vent’anni, una squadra che facevo le corse per andare a vederla. Trentuno presenze e ben cinque reti il primo anno

Piombino in serie D con Benemei (Foto tratta da Piombino Calcio, Urbone Publishing di Giovanni Gaulersi)

Fabrizio Benemei era un ragazzo del 1962, un calciatore serio e corretto, che avrebbe potuto militare in categorie più importanti, anche se l’Interregionale degli anni Ottanta valeva l’odierna serie C. Erano i tempi del magico Piombino di Lamberto Pazzi, che da un po’ di tempo è andato ad allenare rappresentative celesti e adesso ritrova un giocatore simbolo, nato libero ma costruito mediano, perché a Orbetello c’era un certo Alfredo Carotti, bandiera biancoceleste e grande interprete del ruolo. 

Il libero è un tipo di calciatore che va spiegato ai giovani, perché non esiste più, risale ai tempi in cui si giocava marcando a uomo, stava davanti al portiere, al centro della difesa, e dirigeva il reparto arretrato. Benemei e Carotti giocavano nell’Orbetello di mister Pazzi, allenatore burbero e paterno, che da buona chioccia portava con sé i giocatori che aveva allevato, così fece anche a Piombino, portando i suoi gioielli lagunari insieme ad Acquaroli, Masiello, Chieffo e Maiolino.

Era un grande Piombino, vinse il campionato di Promozione 1982-83 con quattro lunghezze sul Tuttocalzature, disputò l’Interregionale (la serie D di quei tempi) nel 1983 - 84, retrocedendo per un punto in Promozione, insieme a Grosseto e Ponsacco. Trentuno presenze e ben cinque reti il primo anno, sebbene fosse un mediano di spinta, stile Aldo Agroppi per intendersi, un centrocampista difensivo; l’anno successivo un solo gol in Interregionale, con 29 presenze, era un calciatore indistruttibile, non si faceva mai male. 

Benemei ha giocato nel Piombino dei miei vent’anni, una squadra che facevo le corse per andare a vederla quando ero libero dai miei impegni calcistici e che seguivo pure in trasferta, quando potevo. Benemei alcuni anni dopo l’ho incontrato sui campi di calcio di periferia, tra profumo d’olio canforato e reti di recinzione prossime alla linea laterale, posti come Albinia, Pitigliano, persino la sua Orbetello, dove era stato assunto in comune, categorie inferiori ai suoi meriti, ma non è mica da questi particolari che si giudica un calciatore. Benemei ha fatto anche l’allenatore, partendo da Capalbio, ultimo approdo calcistico, per arrivare ad Albinia e Porto Ercole. Per noi resterà sempre il Benemei motorino di centrocampo, infaticabile portatore d’acqua, implacabile francobollatore di attaccanti, quasi mai ammonito, tanto meno espulso.

Benemei e Carotti erano i giocatori prediletti di Lamberto Pazzi, con lui avevano un rapporto speciale, lo tempestavano di scherzi, prendendo spunto dalla sua superstizione, sul fatto di voler fare sempre le stesse cose per scaramanzia. Un giorno gli presentarono Maiolino truccato con una parrucca pronto per allenarsi e volevano fargli credere che fosse un calciatore in prova … Adesso Fabrizio Benemei ha ritrovato il suo mister preferito in Paradiso, dove per ricordare i vecchi tempi e una vita da mediano sta già meditando il prossimo scherzo da organizzare.