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Recupero ecoballe, tutte le fasi di intervento

Palombari e apparecchiature subacquee per l'individuazione delle ecoballe. Per il recupero una particolare procedura per evitare di disperdere rifiuti

Marina Militare in mare (Foto dell'archivio della Marina Militare)

Al via le operazioni di ricerca e recupero delle ecoballe disperse in mare dal 2015 nel tratto di mare tra Piombino e l'Elba. Dopo l'arrivo delle navi della Marina Militare le operazioni, coordinate dalla Protezione civile, sono pronte a partire (leggi qui l'articolo collegato).

I lavori si svilupperanno in due distinte fasi d’intervento

La prima, caratterizzata da profondità di lavoro inferiori ai 60 metri, prevederà immersioni in libera dei palombari attraverso il supporto della nave Tedeschi che, per l’occasione, imbarcherà una camera di decompressione per garantire lo svolgimento delle attività in piena sicurezza. 

La seconda fase sarà svolta nei fondali superiori ai 60 metri di profondità grazie all’ausilio della nave Anteo che, attraverso le proprie apparecchiature subacquee per immersione profonda ed alla tecnica dell’immersione in saturazione, permetterà agli operatori di concludere il lavoro recuperando le rimanenti ecoballe rinvenute in alto fondale.

Il recupero avverrà attraverso una particolare procedura finalizzata a limitare al massimo la dispersione di materiale. Una volta giunte in superficie le ecoballe verranno imbarcate sulla nave Caprera che provvederà a contenerle a bordo fino alla loro consegna all’impresa individuata dal coordinatore degli Interventi di recupero per il loro smaltimento. 

A garantire la necessaria cornice di sicurezza della navigazione in area di operazioni ci sarà la Guardia Costiera con l'impiego di proprie unità navali.