Attualità

​Gatti che gnaulano e cervelli in formazione

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia, Gordiano Lupi torna a parlare dei modi di dire di ieri e di oggi

Foto di Riccardo Marchionni

Oggi parliamo di gatti, per la precisione del verbo gnàulare, che è italiano corretto nel senso comune di verso del felino, ma che è dialettale, toscano, pure piombinese nel senso di lamento noioso e fastidioso da parte di una persona che trova sempre qualcosa di cui lagnarsi. La voce è onomatopeica, fare gnau, gnao, com’è proprio del gatto (dice la Treccani), sinonimo di miagolare, ma soprattutto esprime il senso di fastidio che provoca il miagolio. Il lamento del gatto - lo gnàulo - finisce per definire, con tono scherzoso o spregiativo, la persona assillante, sempre pronta al piagnucolio sterile e noioso, fine a se stesso. A Piombino si usa il termine gnàu anche in altro senso, come un motto di sfida rivolto a una persona che vorrebbe avere una determinata cosa e chi la possiede invece non la vuole dare, ma la mette sul tavolo per poi sottrarla con rapidità e dire: gnàu! Un modo di fare spesso scherzoso, usato soprattutto con i bambini piccoli. Esempio: Lo vorresti questo? Gnàu! E si tira via dal tavolo con un sol gesto l’oggetto che il piccolo vorrebbe. Ritengo che tale motto sia onomatopeico, che faccia riferimento alla rapidità del gatto, quando un felino sottrae una cosa in velocità e non si riesce ad anticiparlo.

Un altro modo di dire porta alla memoria un uso che si fa in questo lembo di Toscana del proverbio Chi a vent’anni non ne ha, a trenta non ne fa, a quaranta perde quel poco che ha. Il proverbio classico afferma che chi non è nato ricco, o chi non lo è diventato da giovane, da grande non solo non potrà diventarlo, ma perderà anche il poco che possiede. A Piombino, dai vecchi, ho sempre sentito dire Chi ’un l’ha di venti ’un l’aspetti di trenta!, ma il motto non ha niente a che vedere con beni immobili, proprietà terriere o ricchezze. Il modo di dire sottintende il cervello, il comprendonio (sempre per parlare piombinese: come sei duro di comprendonio!), l’accortezza, insomma tutto quello che fa riferimento a intelligenza e saper vivere. In definitiva si traduce con “chi non ha imparato a stare al mondo a vent’anni è difficile che lo faccia a trenta”, ma anche “chi non ha messo giudizio a vent’anni difficilmente lo farà a trenta”. Le cose vanno fatte nei giusti tempi, non siamo a sette e mezzo, se si sballa, nella vita non ti danno mai la mano di rivincita per recuperare.