Attualità

Il mio colle dell'infinito

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia "Il mio colle dell'infinito" di Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni

Spiaggia di Salivoli passata la nottata del Ferragosto. Silenzio e mare, al mattino, quando giovani gabbiani vagano - mesti compagni solitari - sull’arenile terroso. Case che aprono balconi alla vita e un bagnino che dissemina dune di ombrelloni pronti ad accogliere ciò che resta del popolo del mare. È ancora presto, un fresco sentore d’abbandono circonda il mattino, branchi di pesci indefinibili vagano fiduciosi per acque scure. Rumore di risacca tra scogliere e sabbia, sole che timido sbuca dalla cima dei palazzi del mio golfo consueto. Coraggiosi bagnanti s’immergono in acque cupe che non fanno intravedere il tempo e non lasciano i sogni liberi di volare nel cielo terso del mattino. La punta estrema del golfo e il palazzo della Baciocca con le cento scalinate, la chiesa dei frati, via Amendola con la Sirena e il Canaletto, l’immenso silenzio della Pinetina, il palazzo di Ragioneria, via Salivoli, via Boccioni e piazza Lega. Tutto circondato da siepi di pitosfori e barba di Giove, tamerici salmastre ed arse, palme svettanti tra finestre e balconi, pini marittimi ritorti da venti impetuosi, lecci e pensieri, oleandri amari come ricordi. Ecco i primi pensionati a passeggio nel mare che si lasciano trasportare dal rumore delle parole. E io che scrivo parole con la mia penna, parole che diventeranno sogni o rimpianti, parole inutili, come sempre, li osservo e penso. Vedo la città in lontananza destarsi con lentezza, assecondando il rumore del mare sulla battigia. Forse un bambino piange nella culla, come in una vecchia poesia del Pascoli una nonna canta una nenia rassicurante. Forse sono i ricordi il solo canto che conforta, forse è soltanto il rumore, quel crepitare consueto e distratto che fanno le parole scontrandosi e producendo suoni. L’infinito silenzio del mio mare, rotto da brevi voci in lontananza, accompagna un’esistenza indefinibile, fatta di parole, intrise di ancestrale inutilità. Il mio colle dell’infinito è questo golfo, dove mi capita d’immergermi per osservare la vita che passa disseminando tracce ben visibili lungo il sentiero.