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Piombino - Juventus 1 a 4, era il 2 giugno 1975…

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia una pagina indimenticabile dello sport piombinese. Foto di Fabrizio Chelotti e Marcello Cardinali

Era il 2 giugno del 1975, Festa della Repubblica, il Piombino allenato da Emilio Reami si congedava dal suo pubblico con un’amichevole di lusso: al Magona scendeva in campo niente meno che la Juventus di Parola, fresca campione d’Italia. Per la gioia di Rodolfo Puliti del Bar Bristol e del suo Juventus Club, per la felicità dei molti tifosi bianconeri e di tutti noi ragazzi, che non potevamo mancare a un simile appuntamento, pure se interisti, come nel mio caso.

I cavalieri che fecero l’impresa di perdere soltanto 4 a 1 contro i Campioni d’Italia erano: Cardinali, Medda, Chelotti, Mazzaccherini, Pucci, Saviozzi, Borghi, Ambrogio, Bianchi, Viacava, Guerra (primo tempo); Biagini, Rossi, Fommei, Rauggi, Faggiani, Paini, Riccò (secondo tempo). Cinque categorie di differenza non sono poche, ma era un Piombino che disputava una Promozione di alta classifica, quando ancora non era stata inventata l’Eccellenza. Il divario tecnico tra nerazzurri e bianconeri si vide solo nel secondo tempo, perché i primi quarantacinque minuti terminarono 2 a 1 per gli ospiti, gol di Damiani e Anastasi, mentre Luciano Bianchi accorciava le distanze con un Eurogol su punizione, che s’insaccava alla sinistra di un esterrefatto Piloni. Viola e Marchetti resero più rotondo il risultato nella seconda parte della gara, ma il Piombino se la giocò fino in fondo, vendendo cara la pelle, con impegno e determinazione. Il portiere Marcello Cardinali era di fede juventina ma non lo dette per niente a vedere, così come Fabrizio Chelotti marcò Anastasi da spietato francobollatore di avversari (nei venti minuti finali se la vide con un certo Paolo Rossi) e Roberto Pucci si prese cura da par suo di José Altafini. A fine gara molti complimenti da parte degli ospiti per i giovani nerazzurri, soprattutto per Luciano Bianchi, autore di un gran gol e di molte giocate fuori categoria, ma anche per Chelotti, da parte del mitico mister Parola (rimasto nella storia per una simbolica rovesciata).

Aulo Taddei scrisse un articolo bellissimo sul Telegrafo, uno dei suoi pezzi di colore che ricordavano lo stile di Gianni Brera, lamentando l’assenza del grande pubblico (duemila spettatori scarsi) per un simile evento, anche se dobbiamo ricordare che il prezzo del biglietto era piuttosto salato. Tuttosport parlava di una Juve accademica, sottolineando che gli onori di casa erano stati fatti niente meno che da Francesco Spagnoli, presidente del Viola Club, in una sorta di sportivo gemellaggio. Non era la migliore Juventus, ma Piloni al posto di Zoff e due giovani come Marchetti e Miani non potevano nascondere uomini del valore di Anastasi, Altafini, Causio, Cuccureddu, Spinosi, Viola, persino Paolo Rossi, entrato nel secondo tempo, giovane e ancora poco noto. Tuttosport non lesinava parole di elogio per il Piombino, definito ammirevole, una buona formazione, citando su tutti l’inesauribile centrattacco Bianchi (a Piombino c’era chi lo criticava!), Mazzaccherini, Pucci e Ambrogio. Noi che vedemmo la partita in gradinata, aggiungiamo il senatore Viacava, quasi coetaneo di Altafini, e il diligente Chelotti, attaccato alla maglia di Anastasi, con un Cardinali impegnato a far bella figura contro la sua squadra del cuore. Duccio Mazzaccherini, infaticabile motorino di centrocampo, lo dovremmo ricordare con un racconto a parte, tanta e tale era la sua bravura e modestia, un vero podista che cominciava il riscaldamento mezz’ora prima di ogni gara. Arbitro Ennio Della Schiava di Piombino, grande fischietto di Quarta Serie, in anni recenti ottimo dirigente del Piombino, coadiuvato da Rosato e Becherini sulla linea laterale.

Una festa di sport, da ricordare negli annali del calcio nerazzurro. Una Festa della Repubblica indimenticabile, trascorsa con mio padre e qualche amico sui gradoni del Magona, tra bandiere bianconere e nerazzurre, colori che ricordavano incontri tra Juventus e Inter, mentre in campo facevano faville i giovani calciatori d’un piccolo grande Piombino.