Alle sei del 25 Marzo 2025 ci ha lasciati Maurizio Maggioni, dopo breve ma perfida malattia, uno dei fondatori del Foglio Letterario, 65 anni, un vecchio compagno di scuola, amico e collega di tante battaglie. Era un uomo schivo, al punto che - nonostante le molte pubblicazioni - non si trova una sua foto in rete. Io ne ho molte di quando eravamo giovani e pieni di illusioni, che si sono spente o pacate, ma sono scatti che non lo rappresentano bene. Voglio ricordarlo con il suo libro più importante: Piombino sacra, che raccoglie tutte le notizie sulla religiosità diffusa in Val di Cornia, dai santi alle leggende.
Era un uomo pieno di interessi, soprattutto filosofici e religiosi, amava le ricerche storiche e il buon cinema, insieme a me ha scritto un libro su Dracula e i vampiri, mi ha dato una mano per compilare monografie su autori non troppo conosciuti (ma che lui conosceva bene!) come Joe D’Amato, Ruggero Deodato e Lucio Fulci. Lovecraft e Poe erano i suoi miti letterari, come accompagnavano i suoi giorni testi sacri e fumetti del passato (soprattutto Marvel e Horror) che sapeva alternare tra le sue letture. Maggioni ha scritto anche poesia, mi ha regalato il suo ultimo libro che ancora devo recensire, intitolato Quadri marini, ha scritto saggistica di carattere esoterico (rosacroce, magia e satanismo), ha raccontato la vita di Maribruna Toni, altra grande scrittrice (e pittrice) della nostra terra. Non amava mettersi in mostra, anche se valeva molto di più, da un punto di vista intellettuale, rispetto a tanti palloni gonfiati che per sentirsi vivi devono stare sempre al centro dell’attenzione. Il suo ultimo regalo per me, sul letto di morte, è stato Foglie d’erba di Walt Whitman, che rileggerò pensando a cosa mi avrà voluto dire con quel gesto, in ogni caso lo conserverò come un ricordo, perché un vero amico non muore mai per sempre. Maurizio era per me uno degli ultimi compagni, un sopravvissuto ai giorni dell’infanzia, uno con cui avevo giocato a calcio sotto i frati e studiato Nietsche per la maturità, in quel liceo classico di via Cavour del nostro cuore.
Maurizio ti dava tutto senza chiedere niente in cambio, se avevi bisogno di una mano non si tirava indietro; con lui potevi parlare di sciocchezze e di cose del passato, di argomenti astrusi e di filosofia con la semplicità socratica di chi dispensa il sapere per la strada. Vorrei avere ancora con me i giorni diciottenni d’una gita a Parigi e Taizé, a bordo di un torpedone insieme a Don Mazzer e un gruppo di studenti, dormire nei conventi, far colazione nei posti più assurdi della Francia. Vorrei avere il tempo di fare un altro viaggio a Cuba, passare un’ultima serata al bar di una Festa dell’Unità del passato, sotto casa mia, in piazza Lega, decidere la presentazione di un libro, trascorrere inutili serate bevendo birra e rum cubano. Vorrei tornare indietro nel tempo, essere di nuovo a Pisa, in via Santa Lucia, frequentare insieme le lezioni del professor Venturini, sorridere delle vignette del Male, temere per il terrorismo e per gli attentati. Ricordo le tue passioni anarchiche, quel tuo farti contagiare da ogni estremismo, da tutto quel che profumava di nuovo, anche se pericoloso. Vorrei avere ancora davanti a me il giorno in cui abbiamo fondato una rivista letteraria che è diventata casa editrice, con la quale anche tu hai pubblicato qualche libro, una realtà che sostenevi, nonostante tutto, mettendo da parte tutte le incomprensioni. Vorrei, ma non posso. Addio Maurizio, mi mancherai.