Attualità

​La rabbia del passato

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia "La rabbia del passato" di Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni

Percorro la lunga direttrice di via Pisacane, un piccolo spaccato di passato che sfugge tra le dita come rena fina, contro l’urbana strada di città che non è più la stessa. Torneranno, forse, i grandi cortili di via Cavallotti dove un tempo giocavano bambini, intanto ci abbandona il passato, pezzo dopo pezzo, mentre cadono capannoni di lamiera sotto colpi di gigantesche benne. Se passi da Colmata vedi un altoforno che si sgretola, gigante dai piedi d’argilla, rannicchiato su sé stesso, fantasma che scompare, piano dopo piano, istante dopo istante. Intorno, nascosto da un paradiso di paesana tranquillità, compaiono le strade ferrate in disuso che portavano rotaie in direzione Portovecchio, i resti degli ultimi cantieri, le piccole imbarcazioni d’una rada periferica, rimessa sepolcrale per diporti impossibili. Sonnecchia la campagna piombinese sotto il sole freddo di febbraio, piccoli orti ricordano il passato, mentre la ruggine ferrosa di un’acciaieria cadente emana sentori di nostalgia. Questo resta del mio povero giardino periferico, pietra e sassi, oleandri dispersi, barba di Giove, pitosforo e lecci, colorato da un sole spento, pervaso dal rimpianto. Colmata in odor di Cotone, a un dipresso Poggetto e Gagno, dove di buon mattino autobus di operai si facevano strada verso la ferriera, cedono il passo a scheletri cadenti in tristi depositi abbandonati. Se cerco un po’ di rosso colore del passato trovo solo uno straccio adolescente, un ricordo da niente, timido e perduto avanzo d’un paradiso in frantumi. Se mi avvicino un poco alla ferriera sento l’odore aspro del ricordo, l’odore della mia vita, l’odore dei miei padri, anche se tutto intorno è distruzione, disfacimento, polvere d’amianto; ma piangere non serve, gridare ancor meno, niente può esprimere un’esistenza intera. Forse dovrei reagire, tremare, lasciarmi andare a emozioni estreme mentre il mostro crolla, gigantesco nodo irrisolto di un’esistenza andata; invece, resto inerme, osservo un ricordo che si sbriciola in frantumi di ferro ormai ossidato. Resta il dolore che mi aliena, se mi abbandono ai pensieri, se rammento un bambino in bicicletta sulla salita del Cotone, se rivedo mio padre sulla porta di casa mentre esce vestito da operaio. Ho superato i sessanta già da tempo, ormai, non posso fingere di non sapere, non posso impedire al mio cuore di reagire ai rottami di passione, quando scatta il ricordo d’una sirena che più non suona ai turni stabiliti. Non serve a niente accanirsi contro un mondo che si sfalda, che rinuncia al presente, che si perde in cristalli di futuro imperscrutabili; posso solo versare una lacrima e pensare che io e la mia terra non avremo pace, mai.

Ispirato a La rabbia di Pier Paolo Pasolini (1960)