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La ruota nella piazza sul mare

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia “La ruota nella piazza sul mare” di Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni

C’era una volta un sindaco che doveva cambiare verso a un paese, rivoltarlo come le maniche d’una giacca usata e rattoppata, stravolgerlo da capo a piedi, farlo diventare un posto dove sarebbe stato bello vivere, lontano da discariche maleodoranti, altiforni pestiferi e clientele d’ogni tipo. C’era una volta, ma adesso non c’è più, forse se ne sta nascosto, in attesa di quel che potrebbe accadere, pensa che tutto si aggiusterà da solo, gli operai rientreranno a lavoro, la grande fabbrica tornerà a produrre, le bonifiche partiranno come per incanto. Un sindaco che sogna, accende lo stereo (è un tipo romantico), mette sul piatto un disco di Vecchioni - La viola d’inverno - così piange un pochino, immagina la capitale, pensa di volare lontano, in un posto senza problemi, dove posare le stanche membra.

C’era una volta pure un vicesindaco, uno che decideva senza star tanto a pensare cosa fosse bene e cosa male, tanto per cominciare il popolo si doveva divertire. Pane e circo non dovevano mancare, certo il pane senza il lavoro un poco scarseggiava, ma il circo era fondamentale, quindi a Natale pista sul ghiaccio nella piazza delle scuole; per San Valentino una ruota panoramica sul mare, mica in periferia, nel posto più bello del paese, quello che un tempo mettevano sulle cartoline. A Rimini lo fanno, diceva il vicesindaco. Pure a Fellini sarebbe piaciuta, aggiungeva. Andatevi a vedere La voce della luna e Otto e mezzo con quelle scenografie da far paura.

La ruota panoramica sul mare, davanti alla grande isola, alla faccia del ponente, pure di scirocco e maestrale, che se soffiano più forte se la portan via col vento, tanto per restare in tema con il cinema. La città dei sogni era stata proprio fortunata, i problemi erano scomparsi grazie agli eroi del cambiamento che si facevano venire nuove idee felliniane: un ottovolante nel golfo in mezzo ai pini, un Acquapark nel vecchio porticciolo, meglio tra quelle tombe inutili, vicino al mare. Tutto nell’ottica dell’intrattenimento, sia ben chiaro, ché mica stiamo qui per far cultura, al popolo piacciono le nostre trovate un po’ bizzarre, diceva il sindaco asciugandosi le lacrime dopo avere ascoltato il disco di Vecchioni.

Povere voci mormoravano di serrande abbassate, di far rivivere il paese, di riaprire negozi, farne centri culturali, ma non erano idee felliniane, mancava il tocco magico del circo, la grandezza dell’idea che viene da lontano. Tute blu di operai provavano a lottare, sentivano il piede straniero sopra il cuore, non avevano troppa voglia di cantare, mentre sul mare una ruota cigolava, oscillava lieve al triste vento.