Attualità

La Sirena del Canaletto

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia "La Sirena del Canaletto" di Gordiano Lupi

Foto di Riccardo Marchionni

C’è una storia nella mia vita, storia dolce, storia infinita, che ripercorro quando mi prende alla gola l’odore acre di vento e salmastro del Canaletto; alzo lo sguardo verso l’incrocio, vedo via Amendola, alla mia destra, dove mio padre tagliava canne tornando dal mare. 

È una storia d’una sirena approdata sulla mia costa, accolta dai pescatori, come in un sogno sul bagnasciuga, innamorata del suo salvatore, infine donna, per scelta propria, rimasta a terra contro il volere d’un padre burbero che la malediva dai fondali del regno marino. 

Rivedo mio nonno, sigaro in bocca, cappello di stoffa, giacca leggera (a Piombino non fa mai freddo, diceva lui, non era vero, ma ci credeva), racconto pronto che diventava sogno incalzante per quel bambino. La sua voce parlava piano, raccontava d’una sirena innamorata, cara agli dei e morta fanciulla, avvinta a quella terra di pescatori, piangendo un figlio, baciando il compagno, dicendo addio a un grande amore. E adesso guarda quel palazzo con una statua fusa nel bronzo, guardalo bene perché la sirena che ti racconto diventa simbolo del tuo passato. Il bimbo guarda, solo una storia, una di quelle del tempo che corre, abbandonata sul limitare della falesia di roccia e calcare, una di quelle che quel cantastorie tiene in serbo soltanto per lui. 

Il bimbo sogna e pensa al domani, cosa che adesso fa solo paura, ma allora no, incertezza, speranza, una vita da immaginare. Il bimbo sogna, vede la fine di quella storia, della sirena e del pescatore, del passato che diventa presente, immagina il suo domani, un figlio per mano che ascolta il racconto.