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La strada del mio Natale

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia "La strada del mio Natale" di Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni

Luci di Natale a Piombino (Foto di Riccardo Marchionni)

La strada del mio Natale scende da via Fragola e porta in piazza Gramsci dove un albero tutto luci, palle colorate e lustrini scintilla come una stella polare dimenticata. Un lampione offuscato indica il cammino, pallida luna semispenta, tra vetrine opache che espongono il niente. La Tabaccheria che fu del Galiardi e di Beghè, adesso del Magnani, mostra se stessa in tono dimesso, poco dopo le staccionate in cemento - screpolate, distrutte, cadenti - che delimitano l’inutile stazione dove ormai non partono più treni. Triste ricordo antico il Bar Nazionale, insegna dipinta nel vuoto spettrale della sera, dove un Excelsior appartamenti sfitti per turisti in fuga rimpiange un passato di camerieri eleganti in giacca bianca e sala giochi con gettoni scintillanti come lustrini di Natale. Auto in fila al semaforo che lampeggia un colore giallo come questo tempo immobile, mentre fili d’argento note musicali si contendono il cielo a frotte e cantano tristi canzoni nel gelo invernale. José Feliciano in lontananza si sforza di ricordare un tropico impossibile, la sua Feliz Navidad percuote il silenzio, lo stravolge, lo rende irreale, da un altoparlante che diffonde parole inutili, mentre una pasticceria del centro sforna dolci e pensieri, caldi come un ricordo estivo da dimenticare. Potrei scegliere di percorrere via Carducci, scorgere il locale di Giorgio che ancora si chiama Bar Roma e sforna torta di ceci come ai tempi migliori, passare da piazza Niccolini, raggiungere la vecchia stazione, spingermi in viale Regina Margherita, ma sarebbe soltanto tristezza e buio, ché non ci sono luci oltre il crocevia del centro, neppure in via Salgari, dove resta una fontana che dispensa acqua e uno stadio di calcio spettrale che attende il domani. Meglio defilarsi lungo via Pisacane, tra degrado e serrande abbassate, dimenticare le luci di corso Italia e del Rivellino, far finta di pensare a una fabbrica lontana e alle strade del Cotone dove attende un presepe in una casupola dimenticata. La strada del mio Natale porta nel girone infernale degli antichi quartieri operai dove un cinema di terza visione proietta film western fantasma ripescati nella memoria di giorni indimenticabili. La strada del mio Natale conduce in un vicolo perduto dove un tempo c’era una palestra di arti marziali e un forno che profumava di schiaccia condita con sale e olio d’oliva. La strada del mio Natale corre verso un buio profondo e silenzioso, lontano dalla triste luminaria del centro, affogata in un gomitolo di strade, dove risuonano soltanto povere note di sconforto.