Erano notti magiche, inseguendo un gol. E tu lo inseguivi, spesso lo facevi, con i tuoi occhi sbarrati, aperti verso il domani, anche se le tue reti non son bastate per conquistare la Coppa del Mondo.
Sei stato Italia Novanta più che Gianna Nannini e Edoardo Bennato, in quelle notti d’attesa, da coppa per campioni, notti che avremmo voluto cantare per mesi, forse per anni. Eri diventato juventino, ma non importava, pure per noi interisti eri un grande calciatore, venuto dalla parte più povera della nostra terra, impossibile non volerti bene.
Boniperti ti aveva comprato per sei miliardi, giocavi nel Messina, erede di Anastasi, siculo come lui, grezzo e talentuoso, artista del gol che Zoff lasciava libero di esprimersi. Scoglio e Zeman prima di lui, gioca come ti senti, fai quello che vuoi, basta che fai gol, tutto il resto che importa?
Il Messina vince, scavalca campionati, dalla C2 alla B, anni magici prima delle notti magiche, anni popolari da stadio Giovanni Celeste di periferia, dove giochi con Da Mommio, piombinese come me, battitore libero esperto.
Finisci la carriera nella mia Inter, ma il giocattolo si rompe, troppi problemi fisici, tante cose che non vanno. Precursore dei calciatori in fuga te ne vai in Giappone a cogliere gli ultimi applausi, firmi gli ultimi contratti. Litigioso, irruente, impulsivo, anarchico, imprevedibile. Tutto questo è stato Totò Schillaci. Salutiamolo come un Campione.