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"Arrivare vivi quando si produrrà acciaio"

Il segretario Cgil Toscana in una lettera aperta indirizzata al ministro Calenda chiede, oltre al pressing su Rebrab, azioni incisive per i lavoratori

Mirko Lami, foto tratta dal profilo Facebook

"Egregio Signor Ministro Carlo Calenda", così il segretario Cgil Toscana Mirko Lami ha esordito nel suo intervento sul caso Piombino collegandosi a un vivacissimo dibattito sulle sorti di Aferpi. 

"Confermiamo la nostra convinzione che si debba costruire un protocollo di intesa in cui, dopo la presentazione del piano industriale, ognuno prenda impegni precisi, con scadenze altrettanto precise, nel rispetto dell'Accordo di Programma. - ha detto il segretario regionale - Siamo anche sempre convinti che le istituzioni regionali e locali da sole non possano creare le condizioni a ché si torni a produrre acciaio a Piombino e che il governo debba agire nei confronti delle banche italiane e del governo algerino".

In una lettera aperta, il segretario Cgil prevede uno scenario disastroso, lavorativamente parlando dopo la scadenza della Naspi, che vedrà "da aprile a dicembre circa 2.000 lavoratori che si troveranno disoccupati e senza nessun sostentamento".

"Non ce ne voglia se lanciamo l'ennesimo allarme. - ha concluso Lami - Bene che tutti si concentrino sulle reali intenzioni dell'algerino a patto che contemporaneamente si mettano in campo soluzioni per arrivare vivi al momento in cui si dovesse tornare a produrre acciaio".