Attualità

Luciano Costanzo, il calciatore e lo squalo

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia “Luciano Costanzo, il calciatore e lo squalo” di Gordiano Lupi

Luciano Costanzo nasce a Grosseto il 13 gennaio del 1942, come calciatore è un buon difensore, il classico terzino sinistro marcatore che non disdegna compiti da fluidificante, ama il calcio almeno quanto la pesca, le immersioni e andar per mare in barca. Debutta in Prima Categoria con la Massetana, stagione 1959/60, si conferma anche l’anno successivo, una sicurezza difensiva, 50 gare giocate e tre reti segnate (tutte nel 60/61). Il Piombino lo nota, sembra un giocatore maturo per la serie D, campionato di una spanna superiore alla Prima Categoria, a quei tempi un signor torneo dei dilettanti.

Costanzo diventa piombinese di adozione, merito del mare che ama con tutto se stesso, debutta in Quarta Serie a 19 anni in una squadra che si piazza ultima e retrocede. Costanzo è il giovane sostituto del veterano Nardi, debutta in nerazzurro il 26 novembre del 1961 nel derby contro il Rosignano perso per 2 a 0 all’Ernesto Solvay. Ricordiamo la storica formazione: Guarguaglini, Bocchigli, Costanzo, Sonetti, Biagioni, Semplici, Salvadori, Barozzi, Pierozzi, Tedesco, Batistini. Allenatore il poco esperto Gianfranco Dell’Innocenti per un Piombino indebolito dalle partenze verso altri lidi di Agroppi, Badiani, Maletta, Vemati, Del Sarto, Favilli e Panicucci. Bruno Mochi sostituisce Dell’Innocenti, ma può fare poco, anche perché Alfredo Pierozzi - il giocatore tecnicamente più forte - è spesso infortunato. I calciatori acquistati (Salvadori, Barozzi e Tedesco, pure Costanzo che è giovane) non compensano le cessioni importanti. Retrocessione scritta in anticipo, pur con qualche soddisfazione, come la vittoria a Terni per 2 a 1 e qualche gara combattuta e persa per errori arbitrali (4 a 3 contro la Nuorese).

Il debutto di Costanzo al Magona è del dicembre 1961, gara contro il Tempio, finita zero a zero. Trentun presenze, niente male per un ventenne in serie D, che Mochi impiega anche nel ruolo di stopper (il centrale di oggi) che in tempi di marcature a uomo per la difesa è quasi decisivo.

Luciano Costanzo vive un vero e proprio campionato di lancio, non resta a Piombino, un osservatore del Livorno lo vede giocare e lo vuole in forza agli amaranto, ma in serie C gioca soltanto due partite. Luciano comincia il suo peregrinare per i campi del Sud Italia, tra questi Acireale, che nel 1962/63 disputa la Serie D con il nome di Acquapozzillo e si piazza al terzo posto, dopo Casertana e Benevento. Costanzo gioca 13 partite con i granata della Sicilia, una squadra giovane e battagliera che per un soffio non centra l’obiettivo della vittoria finale. Le squadre che più ricordano Costanzo sono campane, prima il Savoia di Torre Annunziata, che nel 1963/64 disputa la Prima Categoria e tenta di risalire (15 gare), poi la Paganese, dove Luciano resta dal 1964 al 1971, forse la squadra più importante della sua carriera; ben sette stagioni, tra Prima Categoria (3) e Serie D (4). In tutto 192 presenze e 5 gol, da difensore laterale o centrale, con la maglia di Pagani, paese che ancora ricorda il suo difensore con affetto.

A trent’anni non ancora compiuti Costanzo torna a casa, dove ad attenderlo c’è il suo mare e (non meno importante) la famiglia, lo vediamo di nuovo giocare nel Piombino, che nel 1971/72 disputa un buon campionato di Promozione. Soltanto 7 presenze, purtroppo, forse gli acciacchi dei campionati meridionali condizionano il rendimento, e non segna nessun gol. È un buon Piombino la squadra dove Costanzo torna, allenato da Piero Fiorindi, costruito per risalire, si piazza soltanto quinto, a due punti dalle prime a pari merito (Poggibonsi, Castelnuovo Garfagnana, Tavarnelle) che disputano gli spareggi. Costanzo si alterna con il più giovane Medda, che si aggiudica il posto di titolare, la prima gara che gioca in nerazzurro è a Poggibonsi (1-1), terza di campionato. Ecco la formazione: Caporali, Topi, Costanzo, Mazzaccherini, Fommei, Ghini, Viacava, Zecchini, Nannini (Bartalucci), Bianchi, Valeri. Ricordo personale, lo vedo giocare per la prima volta il 24 ottobre del 1971, al Magona, partita Piombino - Antella, che finisce 2 a 1, da privilegiato, avevo undici anni, giocavo nei ragazzi del Piombino e la domenica ero uno dei tanti raccattapalle a bordo campo. Per darvi un’idea dei tempi, la Promozione era il quinto gradino del calcio nazionale, subito dopo la Serie D, girone unico Toscano, il livello era alto e la domenica al Magona si contavano almeno mille spettatori. Altri periodi storici, senza pay-tv, con i campionati giocati di domenica e le gare tutte alla stessa ora, guardavi il Piombino e sentivi Tutto il calcio minuto per minuto attaccato alla radiolina per sapere in diretta cosa stava succedendo sui campi della serie A. Fare il raccattapalle era un compito ambito, noi ragazzini facevamo le corse a segnarci in segreteria da Moscardini e Bianchi, non era facile esser selezionati.

La carriera di Costanzo finisce un anno dopo, proprio dov’era cominciata, a Massa Marittima, in Prima Categoria, 17 presenze e zero reti. Luciano Costanzo resta a Piombino, ormai si sente a casa, va per mare, pesca da subacqueo, fa immersioni, ha molti amici nella città vecchia, per passione gioca ancora a calcio, ma nei tornei amatori. Purtroppo resta vittima d’un tragico destino, divorato da uno squalo, il 2 febbraio del 1989, a soli 47 anni. Racconta Stefano Tamburini nel libro L’uomo e il mare, uscito da pochi giorni, che fa definitiva chiarezza sui fatti: “Una storia di per sé terrificante, resa ancor più devastante dalla crudeltà di uomini ancora più feroci di uno squalo che cercavano di far passare una verità alternativa a quella incontrovertibile dei fatti, infangando la reputazione dei testimoni e la memoria della vittima. Fra i più attivi in quest’opera devastante di demolizione della verità c’erano i giornalisti della rivista specializzata Aqua e alcuni quotidiani nazionali, con Vittorio Feltri in prima linea”. La nostra immaginazione di ragazzi degli anni Settanta ce lo fa vedere ancora con la maglia nerazzurra correre veloce sulla fascia sinistra, sotto la gradinata con gli scaloni in granito consumati dalla storia, oppure sotto la tribuna verde addossata a quel palazzo antico che fu opera di Ugo Giovannozzi.

Per la documentazione storica ringrazio Giovanni Gualersi (Almanacco nerazzurro).