Attualità

Madeleines di Natale

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia il racconto ricordo di Natale firmato da Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni

Era Natale nella tua Piombino, nido accogliente per i tuoi ritorni, spolverino di fabbrica e salmastro, cielo ventoso, profumo di Maremma, giovinezza distante, ormai perduta. Povere case di Piombino per Natale, operai, siderurgici e ferrigni, sentore di carbone dopo il Gagno, odore di casa in gola e per narici. Antichi cortili, strade del passato, occhi nel vuoto, il Cornia, campi inariditi, paranze e lampare. Era Natale e noi s’andava in trucia, chiusa la scuola, un’antica chiesa, le scalinate, sferracavalli di regina Elisa. Era Natale con i cavallucci, Pasquale Mannucci, un nonno cantastorie. Era Natale col gioco del panforte, Seggiano, messa di mezzanotte, freddo acre e tepore di camino. Era Natale con il pacco dono ai figli degli operai dell’Ilva. Era Natale con la Befana dei ferrovieri, a Populonia. Era Natale con il vischio in mezzo ai campi, la borraccina per l’erba del presepe. Era Natale con l’albero finto e la neve di cotone. Era Natale in casa Cupiello, pure in casa Lupi, bastava un televisore in bianco e nero, ché ai figli non piace il presepe dei padri. Era Natale con le vetrine illuminate specchio dei sogni non ancora infranti. Era Natale con le caldarroste e la torta di ceci, in corso Italia, sinfonia di odori nello struscio festivo. Era Natale con la pizza di Tonino e la schiaccia di via Torino, doni eterni per il tuo palato. Era Natale con gli auguri nei portoni, il faccione di Babbo Natale a bordo d’una slitta con le renne. Era Natale con i fumetti di Topolino, immancabili, con storie da leggere accanto a un abete decorato. Era Natale con i regali, piccoli e modesti, grandi volumi a fumetti, rilegati e giganteschi, da rileggere mille volte fino a impararli a mente. Era Natale con un telefono grigio, una tastiera a rotella, un attrezzo domestico che suonava poco, per non disturbare. Era Natale, senza notifiche, senza interruzioni, senza bip e refrain di sveglie digitali. Era Natale con il campionato di calcio che si fermava per una sosta interminabile. Era Natale con i cinema affollati, non trovare posto all’Odeon e al Metropolitan, fare lunghe file per non perdere il secondo spettacolo. Era Natale con Pierino alla riscossa e Altrimenti ci arrabbiamo, con La licealee L’insegnante, persino con Django e Sartana figli di puttana e una specie di Uomo Ragno predigitale. Era Natale con i cinepanettoni, L’ultima neve di primavera e Nino D’Angelo, una spruzzatina di Tomas Milian e Sergio Leone, come zucchero a velo sul pandoro. Era Natale con il Luna Park a San Rocco e gli autoscontri, i calcinculo, il tiro a segno, il castello degli orrori e lo zucchero filato. Era Natale con i romanzi di Cassola che ti portavano in via Guidi e sulle balze, amori impossibili d’una ferrovia locale che da Cecina si arrampica a Volterra. Era Natale con il Grinch di Jim Carrey che piaceva a mio figlio, i cartoni dei Peanuts, Dickens e il Canto di Natale, un misantropo avaro che diventa buono, un povero affranto, un bimbo che non muore. Era Natale con panforte e fichi secchi, ricciarelli e panettone, cavallucci e datteri come se piovesse. Era Natale con la calza della Befana attaccata a un camino di cucina, in casa della nonna, piena di noci e arance, non solo caramelle e dolci. Era Natale con l’Epifania - chi l’ha mai chiamata col suo nome? - che tutte le feste se le porta via. Era Natale con la guerra in Palestina, in Medio Oriente, in Vietnam, in Corea. Non è cambiato molto, solo la zona del conflitto. Era Natale con le chiese affollate a mezzanotte, tutti con il vestito buono. Era Natale con gli auguri per strada, la passeggiata in corso, giacca e cravatta, non saper che fare senza il tuo pallone. Era Natale, adesso è solo un giorno, senza bambini che credono alle fiabe. Era Natale, freddo, umido, sciroccoso, percosso dal ponente, soleggiato. Era Natale nella tua Piombino, dove tornare, a casa della mamma. Era Natale con pasta al forno e arrosto. Era Natale con il concerto che non può mancare. Era Natale con il presepe operaio del mio Cotone, con le canzoni in piazza, le statue enormi dentro al Rivellino. Era Natale e non la finiamo più, sarebbe ora di lasciare il profumo del passato tra sentori di alchermes e meringa. Era Natale, adesso è solo festa, se cerchi trovi ancora le bocche di leone, ma il sapore non è più lo stesso. Buon Natale, comunque, a tutti voi che siete giunti in fondo a questa storia senza lieto fine, senza personaggi, solo ricordi. Buon Natale, ma fatemi un favore, il giorno successivo è Santo Stefano, primo martire ucciso dalla fede, non lo chiamate ancora Natalino.