Lavoro

"Non siamo lavoratrici di serie b"

Lo hanno detto a gran voce le addette ai servizi di pulizia e mensa dello stabilimento Aferpi scese in piazza contro il passo indietro del Governo

Sono scese in piazza le donne di Aferpi che lavorano come dipendenti di ditte che hanno in appalto il servizio di pulizia e mensa all'interno dello stabilimento siderurgico a Piombino. Se non c'è lavoro per i metalmeccanici anche il loro lavoro diminuisce e anche per le circa sessanta dipendenti la strada si preannuncia segnata (leggi gli articoli correlati).

Come hanno spiegato Filcams Cgil e Ugl terziario e igiene ambientale per la tutela delle lavoratrici nel mese di giugno era stato sottoscritto un verbale per la riattivazione della cassa integrazione; ammortizzatore che a settembre sarebbe stato approvato ma che a distanza di due mesi viene rimesso in discussione.

"Chiediamo l'aiuto del Governo. A settembre ci era stato riconosciuto un ammortizzatore della stessa durata dei colleghi metalmeccanici. Siamo considerate lavoratrici di serie b. Perché le tutele non sono uguali per tutti?", hanno detto a gran voce dal corteo che è partito nella mattinata in corso Italia e diretto verso il municipio.

Ad oggi si chiede alle istituzioni che sia data loro la possibilità di salvaguardare quel poco di lavoro che ancora rimane, ma soprattutto si mira a ottenere un trattamento paritario tra lavoratori e lavoratrici.

Il corteo ha raccolto una cinquantina di persone, tra i presenti l'assessore Stefano Ferrini e l'assessora Paola Pellegrini in rappresentanza dell'Amministrazione, i rappresentanti delle sigle sindacali organizzatrici, le bandiere di Usb Piombino, Camping Cig e alcuni rappresentanti sindacali Aferpi e Piombino Logistics. Grande assente, però, lo striscione rosso che negli anni è diventato il simbolo della lotta unitaria dei lavoratori delle acciaierie di Piombino.

Il corteo si è chiuso alle porte del Comune dove è stata consegnata simbolicamente una lettera di appello. Lo stesso assessore Ferrini ha fatto sapere che Comune e Regione hanno inviato una lettera al Governo per sottolineare che il passo indietro che hanno fatto è inaccettabile.