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"Mi chiamo Lido Vieri, detto Pinza, 85 primavere"

Lex calciatore e allenatore piombinese Lido Vieri ha compiuto 85 anni. Ecco l'omaggio poetico di Gordiano Lupi ad una stella piombinese del calcio

Lido Vieri con la maglia del Torino

Voi non lo conoscete Doriano Carlotti, ma io sì, imparo tutto da lui, rubo i segreti da raccattapalle, dietro porta, quando difende la rete del Piombino in serie B. Non ci credete? È il 1951, la squadra dove calco i campi giovanili disputa niente meno che la seconda serie nazionale, batte la Roma, il Genoa e il Verona, ci giocano dei tipetti niente male, gente come Zucchinali e Morisco, Bonci e Mezzacapo. Soprattutto Carlotti, il mio idolo elbano che vola da un palo all’altro, senza paura, che la palla ghermisce, agile come un gatto, rapido come una pantera.

Lido Vieri con la maglia dell'Inter

Nel Piombino dei grandi non ci gioco, mi prende il Venturina e da lì parto, insieme ad Aldo, quasi un fratello, due piombinesi alla corte del Torino. Son figlio di ferroviere elbano, vecchio pescatore, e madre spagnola, vorrei conoscere il mondo, andare in Brasile da imbarcato; finisco a difendere una rete, mani strette a pinza - sarà il mio soprannome -, io non respingo, blocco, son portiere vero.

Il mio destino lo scrivono da Otello, a Venturina, il dottor Lievore del Toro insieme al farmacista del paese; spedito sotto la Mole per un mese ci resto per quasi 15 anni. E ci sto così bene in quella squadra, una famiglia vera, al punto che quando mi mandano all’Internazionale, dove (bene o male) vinco uno scudetto, m’incazzo mica poco e maledico il mondo. 

Facchetti e Corso compagni del passato, Bordon l’erede destinato, Agroppi al Torino, il grande Bearzot allenatore, la Nazionale di Valcareggi in Messico, che io non ci voglio proprio andare. 

Mi chiamo Lido Vieri, detto Pinza, da vecchio guido anche il mio Piombino, per questo mi squalificano, un professionista non può allenare una squadra in Quarta Serie, neppure dalla tribuna con un prestanome. 

E le donne, bello come sono, croce e delizia della vita mia, son tempesta e sogno, passione burrascosa, adesso che son vecchio coltivo un campo di ricordi. 

Ottantacinque anni di prodezze, da Piombino a Torino solo andata, come in un film di Scola, poi Milano, Pistoia per le ultime partite con il compagno Mario Frustalupi, quindi Castellammare ad allenare.

Adesso Calabria, dirupi e scogliere, Bagnara Calabra per la precisione, ultimo approdo della vita mia, con gli occhi azzurri persi in mezzo al mare.