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​Mica sei figlio del Gazzei!

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia "Mica sei figlio del Gazzei!" di Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni

Foto di Riccardo Marchionni

La Vetreria Piombinese di via Zara è uno dei pochi negozi artigiani ancora attivi nel settore, insieme alla vetreria di Franco Petri, in via Carlo Pisacane, poco prima dei vecchi stabilimenti in attesa d’un futuro, zona Bar Stadio, dove un tempo Galliano narrava, tra un Campari e l’altro, di scontri calcistici all’Isola d’Elba. 

Mettiamo da parte epici incontri tra Piombino e Audace in uno sterrato campo del Carburo, adesso Antonio Lupi, in memoria d’un presidente galantuomo. Occupiamoci invece della Vetreria Piombinese, non tanto per un presente artigiano che la vede attiva tra campi da tennis, cimitero e mare, quanto per l’eredità del passato, per quel che resta della Famiglia Gazzei, storici vetrai di Piombino. Vetri per finestre e finestroni, serramenti artigiani per negozi, edilizia scolastica, uffici comunali, case condominiali, ville, palazzi, tutto quel che serviva come materiale trasparente passava per via Zara (e ci passa ancora!), angolo via Giordano Bruno, lungo la direttrice che porta in via Ferrer. 

Erano così famosi i vetri del Gazzei da far nascere un detto incomprensibile per chi non conosce un negozio antico ormai perduto. “Mica credi d’esse’ figlio del Gazzei?”, dicevano i nostri padri in forma interrogativa. Oppure: “O che ti credi d’esse’ figlio del Gazzei?”. Ma anche in forma esclamativa: “E un sei mica figlio del Gazzei!”. Queste espressioni colorite venivano usate quando una persona si frapponeva tra la nostra visuale e uno spettacolo da vedere in santa pace. Per fare un esempio, trasmettono Inter - Juventus in televisione e tua moglie passa l’aspirapolvere sul pavimento davanti al video mentre un’azione importante potrebbe tradursi in rete. Se fosse figlia del Gazzei andrebbe bene, accettando l’iperbole che un figlio di vetraio possa essere trasparente come i prodotti artigianali che escono dalla sua fornace. La famiglia Gazzei, oggi come oggi la ricordano in pochi, forse soltanto chi è nato tra gli anni Trenta e i Cinquanta, a me è tornata in mente grazie a una frase del mio amico Selio Rocchi. Subito dopo ho rivisto la nonna apostrofare il nonno con quel classico modo di dire perché vuol guardare fuori dalla finestra mentre lui si mette a danzare davanti ai suoi occhi. 

Qualche giorno fa capita che mio figlio dica a sua sorella durante una partita di calcio: “Mica sei la figlia del vetraio!”, perché gli sta impallando un tiro in porta. Ecco quel che resta d’un detto soltanto nostro, il Gazzei s’è normalizzato nella figura d’un vetraio qualunque, che potrebbe essere di Roma o di Napoli, non soltanto di Piombino. Inutile dire a mio figlio che l’espressione giusta sarebbe un’altra, ormai sono i finiti i tempi in cui si diceva: “Mica sei figlio del Gazzei!”. Figli d’un perduto passato viviamo con i ricordi un presente globalizzato persino nei modi di dire.