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Modi di dire piombinesi - IV parte

Prosegue su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia la rassegna dei modi di dire piombinesi curata da Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni

Scorcio su piazza Bovio (Foto di Riccardo Marchionni)

Torniamo ai detti popolari. O che fai? Muri a secco? ci porta in quella terra di mezzo, tra edilizia e culinaria, perché se è vero che non si può murare la calce senza usare acqua in abbondanza è altrettanto vero che non si può mangiare senza bere, in questo caso meglio del buon vino. 

È come mettere la cravatta al maiale!, si esclama quando si cerca di vestire bene una persona rozza, oppure di aggiungere un particolare raffinato a un aspetto generale piuttosto scoraggiante. 

Ohimmene! sta per povero me, un lamentoso intercalare maremmano - livornese che accompagna i discorsi delle comari quando raccontano i loro guai familiari. 

Un ti fa’ cogliona’ è un altro modo di dire ancora molto usato, un invito a non farsi prendere in giro, in senso lato. 

Abbiamo già trovato leggendo questi antichi detti l’aggettivo sostantivato palloccoloso, che a Piombino indica la persona petulante, noiosa, fastidiosa (Come sei palloccoloso!). Da notare che il termine usato al femminile può essere riferito anche a una questione che stiamo affrontando, indicando l’atteggiamento esibito: “Non farla troppo palloccolosa!”. 

Tornando a tavola, ai pranzi con gli amici dove non s’invecchia, può capitare che uno dei commensali si macchi la camicia con il sugo. Immancabile arriverà un’esclamazione non richiesta: C’hai una gora sulla camicia! Ecco, il sostantivo gora deriva da un antico verbo gorare, che sta per far scorrere lasciando una traccia

A tavola, nella stagione estiva che volge in autunno, possono essere serviti i fichi, cibo considerato prelibato anche al tempo dei latini, quando regalare fichi assumeva un aspetto invitante e vantaggioso. E così noi maremmani mezzi livornesi usiamo dire De’ regali fichi! quando ci donano qualcosa che proprio questa gran cosa non pare, insomma una cosa proprio da poco. 

Ci sta come il cavolo a merenda!, sempre restando in tema culinario viene usato per indicare un particolare del tutto fuori contesto (lo mangereste mai il cavolo a merenda?), come un capo di vestiario non in sintonia con il resto dell’abbigliamento, una decorazione fuori luogo, in senso lato persino un commento o un discorso a sproposito.

Un’indagine ancora più accurata ci poterebbe a scoprire molti altri detti e intercalari piombinesi, maremmani, livornesi, toscani… Un lavoro di sicuro molto utile per scrivere la piccola storia della nostra terra, per non smarrire le briciole di un passato che spesso si affacciano dai vicoli bui della memoria e chiedono con prepotenza di uscire. Il ricordo è un passatempo da coltivare, per non dimenticare di essere stati bambini con le mani sporche, come diceva Tonino Guerra.