Giorgio Cortigiani ha qualche anno più di me (non molti) e una memoria storica formidabile. Basta passare qualche ora con lui per capire che è una fonte inesauribile di vocaboli del passato e di modi di dire dimenticati nel mio libro Parlavamo alla piombinese. Abbiamo preso appunti e il risultato lo trovate scritto di seguito.
Dove vai? Sei zucco! Era un’esclamazione che veniva rivolta a una persona che girava con la testa scoperta, senza cappello o papalina, in una giornata piuttosto fredda. Da qui comprendiamo il significato dell’espressione Sei più ignorante te d’una capra zucca!, perché la capra zucca è quella senza corna, con la testa pelata, in assoluto la peggiore, la più testarda.
Chionzo è un termine in totale disuso per indicare un arnese messo da parte, lasciato in un angolo. Da qui l’espressione verbale T’ha chionzato! per dire ti ha lasciato. Esempi: O che ci fai da solo? La tua compagna t’ha chionzato?, ma anche rafforzativo, nel caso di amici che se ne vanno al mare o a fare una scampagnata e ti lasciano da parte: Ti hanno chionzato lì da solo?.
Abbiamo scoperto che nel campigliese il vocabolo roccia indicava la spazzatura. “Vai un po’ a buttare la roccia!”, dicevano le vecchie comari ai mariti. Niente a che vedere con il significato di roccia come qualcosa di forte e impenetrabile: “Ecco, qui c’è roccia!”, indicando un punto particolarmente importante del fisico, di una struttura, di una ben definita conoscenza.
“Il matrimonio è come un cocomero. Quando lo apri vedi se è bianco o se è rosso!”. Un detto che proviene da Campiglia e che ricordo in bocca a mia nonna Adelina, vera perla di saggezza, perché come andranno le cose in una coppia si capirà solo con il passare del tempo, impossibile anticipare gli esiti, così come non è facile comprendere se un cocomero sia maturo al punto giusto, senza averlo aperto.
“Puzzi che avelli!” è un modo di dire desueto con sentori di classicità, deriva dal termine latino avello (tomba), usato in funzione offensiva per far capire a una persona che l’odore emanato dal suo corpo ammorba, appesta, sa di putrefazione. In poche parole l’esclamazione significa: “Puzzi di tomba, di morto, di cadavere putrefatto!”.
Nella Val di Cornia nessuno usa il vocabolo imbiancare o verniciare, siamo artisti, per noi va molto meglio pitturare. A un artigiano imbianchino chiederemo: “Quando mi vieni a pitturare casa?”, come se fosse Modigliani.
Il termine palloccoloso è stato indicato nel libro, ma non abbiamo scritto il motivo per cui una persona particolarmente fastidiosa, uggiosa, viene così definita. Tutto deriva dalle palloccole, che sono i grumi della polenta venuta male. Una polenta grumosa sarà palloccolosa, come una persona non proprio piacevole.
Due vocaboli inconsueti. Le camule sono le tarme e la fumma è la pipa.
“E te la voi munge’ soda!”, dicevano i vecchi per far capire che si voleva fare una cosa impossibile, ma anche che stavamo dicendo una cosa sbagliata, del tutto fuori luogo. Spiegazione articolata. Soda viene definita la capra che non ha avuto ancora il maschio, non è stata fecondata, ergo non ha latte ed è impossibile mungerla. Se “la voi munge’ soda”, stai provando a fare una cosa impossibile, ma anche a tentare di convincermi con una considerazione assurda.
“Buca fonda e terra addosso!”, imprecazione non politicamente corretta riferita alla morte di una persona poco popolare, considerata un vero e proprio energumeno, un tipo da evitare. Per equivalente si diceva: “Morta la serpe, spento il veleno!”. Non se ne parla più, un delinquente in meno. Potevamo aver usato tale espressione quando morì Donato Bilancia, il serial killer più efferato della storia criminale italiana.
“Ha affogato il mugnaio!”, esclamazione usata nell’edilizia quando si mette troppa acqua nella calcina e viene parecchio liquida. Proprio come la farina allungata con troppa acqua che certo non serve a fare un buon pane.
“Vai in tacana!”. La tacana è la tasca posteriore (molto ampia) della giacca del cacciatore, si usa anche per metterci una preda. Da qui il modo di dire “Meglio un pettirosso in tacana che un tordo alla macchia!”. “Vai in tacana!” è un modo un po’ più elegante (affettuoso) di mandare a quel paese un amico, meglio se cacciatore. Può essere equivalente “Vai in cuffia!”, accrescitivo “Vai in cuffione!”, spesso usati aggiungendo un intercalare: “Vai un po’ in cuffione!”. Inutile dire che la cuffia è un copricapo piuttosto grande. A proposito di capi di abbigliamento, dalle nostre parti il giacchetto veniva chiamato brusotto. “Mettiti un brusotto che è rinfrescato!”.
L’espressione “restare sotto i ferri” forse è universale, ma a Piombino viene usata quando una persona muore durante un’operazione, oppure rischia la vita. “Il tale è rimasto sotto i ferri!”, “Tizio deve sostenere un’operazione difficile, rischia di restare sotto i ferri”. In alcuni casi si dice anche “rimetterci le penne”, desunto dalla caccia.
Per questa settimana è tutto, ma non abbiamo finito!